Texas, arriva l’incognita. Intervista a Christian Klien: i team si preparano così

mercoledì 14 novembre 2012 · Esclusive
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Non esistono riferimenti e si parte al buio. Ci ha guidato Mario Andretti, ma era in esibizione, per giunta sulla Lotus del 1978; ha girato un video Jerome d’Ambrosio con la Renault del 2010. Quindi la pista del Texas ad Austin è un’incognita per tutti. E le squadre in casi del genere hanno delle procedure standard per non arrivare impreparate. Le spiega Christian Klien a F1WEB.

Passo primo: le immagini delle telecamere on-board se il circuito ha già ospitato le categorie minori. “In genere la GP2 o la Formula 3 sono valide”. Con Austin non è possibile perché non ci sono precedenti. Per cui si costruisce tutto sui numeri: “Lunghezza esatta dei rettilinei, raggio delle curve e così via. Sono informazioni che vengono date ai team manager, anche sei mesi prima della gara. E prima, quando c’erano Bridgestone e Michelin, ai team si spediva perfino un campione di asfalto”.

Finisce tutto in pasto ai simulatori: “Si può dare una buona stima delle velocità, dei rapporti delle marce e un’approssimazione del tempo sul giro. Oggi su una nuova pista si può stare abbastanza tranquilli che non ci si perderà dopo il primo giro”.

Poi comunque il lavoro prosegue sul campo: “Di solito a noi piloti è utilissimo il track-walk, la passeggiata che facciamo il giovedì prima dell’evento. La pista è abbastanza affollata nel pomeriggio perché ogni squadra manda una dozzina di ingegneri in giro per noi. È un aspetto particolarmente importante. Faccio un esempio. Se bisogna spiegare che è difficile affrontare i cordoli nel lato interno della curva 12, tutti devono sapere esattamente di cosa si sta parlando. Devono vedere dalla prospettiva del pilota”.

Nel track-walk si registrano i riferimenti per i punti di frenata, ma anche tutte le sconnessioni: “In modo che non ti sorprendano quando ci arrivi a 300 chilometri all’ora”. E ci sono dettagli anche piccoli che fanno saltare i modelli, “perché in simulazione non si può giudicare in che misura si può cavalcare il cordolo o raddrizzare la curva per entrare più veloci. Studiare i cordoli dal vivo perciò è fondamentale. Anche perché si tende a dimenticare un elemento, quello che sta oltre il cordolo”. Erba, ghiaia, cemento. O un muretto: “È importante saperlo. Così se arrivi largo in curva sai cosa aspettarti”.

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