Sauber vende l’anima ai russi. E si becca in pegno Sergey Sirotkin

martedì 16 luglio 2013 · Mercato
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Gli sponsor messicani, quelli di Esteban Gutierrez, la gara l’hanno persa. O non hanno voluto correrla fino in fondo. La cordata di investitori che salva la Sauber dal naufragio arriva dalla Russia, attraverso una joint venture che si ricollega direttamente a Vladimir Putin e conta un fondo d’investimento internazionale, un fondo della Russia nord occidentale e l’Istituto russo di tecnologia aeronautica.

Monisha Kaltenborn dal ponte di comando di Hinwil fa sapere che “il team non è stato venduto”. I russi sono soci e basta. Anche perché Peter Sauber l’aveva promesso: “Continueremo ad essere la nazionale svizzera dell’automobilismo in Formula 1”.

In cambio della sopravvivenza però se n’è andata l’anima perché i russi i paletti li stanno mettendo e la Sauber adesso deve impegnarsi a pieno titolo in tutta una serie di attività collaterali. Per esempio la promozione del Gran Premio di Sochi che ha già il contratto con Bernie Ecclestone per il 2014 e che comunque a marzo ha patito un colpo finanziario non indifferente perché Formula Sochi che si occupava dell’organizzazione è andata in bancarotta ed è stata assorbita da Omega.

Nel piano di salvataggio del team, l’impegno verso Sochi non è l’unica clausola perché l’operazione si intreccia con la compravendita dei volanti. Dice Kaltenborn: “Beneficeremo dell’esperienza di scienziati e ingegneri russi”. Già, l’istituto di tecnologia aeronautica. Il capo si chiama Oleg Sirotkin. È il papà di Sergey Sirotkin che ha diciassette anni e corre in Formula Renault 3.5.

Anche qui la Sauber firma col sangue. Deve formarlo e lanciarlo nel mucchio nel 2014: “E possiamo confermarvi – dicono dal management – che lo vedrete già nelle prove libere quest’anno”. Troppo baby? “Macché. Ci saranno i test preliminari e comunque – dice il papà – Sergey ha già fatto tanta strada. Guardate Raikkonen. Dalla Formula Renault saltò in Formula 1 ed è andato tutto bene”. Ma aveva pure un altro palmarès.

Subito nelle casse 25 milioni di euro: vanno a saldare i conti con i fornitori minori, ma anche con Nico Hulkenberg che non riceveva più lo stipendio e con la Ferrari che aspettava il saldo per la motorizzazione. Sauber comunque a ragione se l’è presa con la stampa, “per come la vicenda è stata diffusa al pubblico” prima che si trovasse l’ancora. Un buon numero di falsi profeti ce li ha messi anche il web in Italia.

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