Diete estreme e gare senza borracce: se un gp diventa una prova di resistenza

venerdì 11 aprile 2014 · Dal paddock
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Pesava 78 chili, ne ha persi 4 e sta ancora a stecchetto. Sutil la fatica la sente soprattutto “qui nella testa, a livello mentale”. Nelle stesse condizioni c’è Button che pesa 70: “Vado in sauna, faccio un bagno turco, non bevo e non mangio fino a dopo le qualifiche”. Il suo personal trainer, in Malesia riferiva che “la cura dimagrante dei piloti si sta spingendo al limite”.

Oggi l’ultimo grammo devono limarlo loro, perché le squadre stanno tutte ampiamente sopra il peso minimo. È un 2014 da dieta strettissima che trasforma un Gran Premio in una specie di prova di resistenza. Con tutte le conseguenze del caso perché Vergne tra Melbourne e Sepang è finito in ospedale:

La differenza di peso tra me e il mio compagno di squadra mi costava quattro decimi al giro. Allora d’inverno mi sono messo a dieta, sono arrivato a certi limiti che il corpo non può sostenere. Le macchine di Formula 1 sono difficili da guidare e noi abbiamo bisogno di tutte le capacità. Essere costretti a perdere peso non è bello.

Perciò s’era fatta largo la proposta di zavorrare i sedili per uniformare i piloti e portarli a una soglia minima. Di fatto, scoraggiando le diete estreme. L’accordo è saltato perché la lobby dei pesi piuma vuole mantenere il vantaggio. Oltre al fatto che Todt non vede il dramma: “Normalmente se fai una buona dieta non vai in ospedale”.

Alonso corre, nuota, pedala, si sottopone a sessioni d’allenamento micidiali. La fatica ormai non la sente più: “Una volta per correre in Malesia ci voleva una preparazione specifica. Oggi invece soffro di meno”. Lui nel 2003 era stremato. Quest’anno non s’è nemmeno portato a bordo la borraccia dell’acqua. E la Ferrari ha risparmiato 800 grammi.

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