Budapest, beghe di squadra: così Mercedes stava pugnalando Hamilton

lunedì 28 luglio 2014 · Gran Premi
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Meno di tutti si augurava la pioggia, più di tutti aveva da perderci: resta Rosberg il leader del mondiale, ma la sua è una corsa opaca che gli dà solo il quarto posto, mezzo secondo dietro a Hamilton che partiva dal bosco dopo l’arrosto di sabato. Soprattutto, il Gran Premio d’Ungheria 2014 scrive un nuovo capitolo della bega interna nel box delle frecce d’argento.

La Mercedes nell’ultimo stint vuole il gioco di squadra a favore di Nico che è ancora in debito di un pit-stop, Lewis non si fida, resta davanti e ci vede giusto. Perché col senno del poi, pure Lauda conviene: “Alla fine ha fatto bene a ignorare gli ordini”.

È un episodio che Rosberg ai microfoni non commenta: “Dobbiamo discuterlo internamente, non avrebbe senso farlo adesso”. Toto Wolff chiarisce: “C’erano diversi elementi che ci hanno portato a formulare quella richiesta. Li analizzeremo daccapo, a scanso di equivoci”. Hamilton invece in conferenza stampa si sfoga:

Soltanto perché la sua tattica prevede uno stop in più non significa che stiamo facendo due gare diverse. È chiaro che se l’avessi fatto passare lui avrebbe avuto la possibilità di guadagnare terreno e una volta effettuato il pit-stop mi avrebbe passato.

Perciò quando la squadra me l’ha chiesto, mi ha scioccato. È vero che lui non si è mai avvicinato abbastanza per passarmi, io comunque mai avrei alzato il piede. Significava perdere rispetto a Fernando e Daniel. Ecco perché credo che tutto sommato sia stata una richiesta strana.

Di più, una pugnalata sotto il profilo psicologico. Perché lui è già uno che tende a farsi del male da solo e sabato vedeva il complotto: “Tutti questi guai cominciano ad andare oltre i limiti della cattiva sorte”. Nella testa, il tarlo che la squadra voglia fargli le scarpe, per scaraventare Rosberg verso l’iride.

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