“Contaminati” i cablaggi di Rosberg a Singapore. E adesso Mercedes ha paura

lunedì 29 settembre 2014 · Dal paddock
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È durata una settimana l’indagine che la Mercedes ha condotto sulla macchina di Rosberg per venire a capo delle bizze che l’hanno mandato a tappeto domenica a Singapore. Toto Wolff già a Marina Bay parlava di un gruppo di connessioni in perfette condizioni che invece aveva mandato in crash tutto il sistema. Il team adesso su Twitter scrive che il corto circuito dei cablaggi si riconduce alla “contaminazione di una sostanza estranea”.

Sembra un giallo, riporta alla mente un’altra sostanza estranea, la polverina nel serbatoio della Ferrari F2007 di Kimi Raikkonen in partenza per il Gran Premio di Monaco del 2007, roba che mischiata al carburante doveva bloccare il motore. La stessa polvere ce l’aveva Nigel Stepney nei pantaloni, all’epoca in cui cominciavano a intrecciarsi le responsabilità della spy-story.

Stavolta invece la teoria del sabotaggio non regge. E prima che il web si metta a scrivere di complotti, la stella d’argento chiarisce che la sostanza in questione per quanto estranea non rappresenta un’anomalia, tant’è che “normalmente viene utilizzata per la preparazione dei componenti prima della corsa”.

Ai dubbi che fioccano, sempre su Twitter il team esplicitamente ribatte: “Problemi puri e semplici. Nessuna intenzione maliziosa”, “nessun errore da parte dei meccanici” e dunque nessuna cospirazione per togliere a Rosberg i punti che s’è guadagnato in Belgio quando ha distrutto la gomma e la corsa di Hamilton: “Li trattiamo entrambi alla stessa maniera”.

Piuttosto, la conferma che tanto Hamilton quanto Rosberg con la macchina migliore del lotto continuano a pagare per questioni d’affidabilità. I tabelloni d’arrivo da Melbourne a Singapore dicono che Mercedes è solamente quarta per chilometri percorsi, dietro – nell’ordine – a McLaren, Ferrari e Red Bull.

In particolare, sono quattro i ritiri per guasto dall’inizio del campionato, due per Hamilton e due per Rosberg, ma nel conto ci andrebbero pure tutte le defaillance di qualifiche e prove. Perciò adesso c’è paura: “E non sarebbe bello – dice Toto Wolff – se il mondiale venisse deciso dall’affidabilità. Dobbiamo concentrarci su questi guasti che diventano ricorrenti. Abbiamo potenziato i controlli, assunto altri esperti, abbreviato i tempi di sostituzione dei pezzi. Il problema resta”.

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