Il senso del logo dell’Alfa Romeo sulla Ferrari SF15-T, Forghieri stronca Alonso

sabato 31 gennaio 2015 · Snack news
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In sintesi dalla rete: lo stemma dell’Alfa Romeo sulla SF15-T, il significato di una scelta che incarna la strategia commerciale di Marchionne; i tratti comuni di Vettel e Raikkonen; le accuse di Forghieri ad Alonso.

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Non passa inosservato sulla SF15-T lo stemma dell’Alfa Romeo. L’intenzione è quella di rilanciarne il marchio, “la paura però è che, nelle intenzioni di qualcuno, il rilancio debba avvenire esclusivamente tramite l’apposizione di un logo come è stato fatto in MotoGP prima con Fiat e ora con Abarth”.

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Sta di fatto che l’apposizione di quello stemma incarna la linea commerciale di Marchionne: “Una volta la Ferrari era una provincia libera e indipendente dell’impero. Era anche il simbolo dell’impero. Oggi la Ferrari non è più solo il simbolo dell’impero. È il traino dell’impero”.

Clubalfa, “Alfa Romeo, per Marchionne è tutta da rifare”

Infatti se Marchionne insiste sull’Alfa un motivo c’è. A settembre diceva: “L’Alfa è tutta da rifare, per il Biscione ci vuole una rivoluzione”. È un progetto che si accompagna all’obiettivo di potenziare la produzione, per passare da 74 mila unità a 400 mila entro il 2018.

Chiacchiere da paddock, “2015 – Ferrari”

Via Nando e dentro Seb. Che con Raikkonen ha diversi tratti in comune: “Due piloti che si portano dietro un’immagine di freddezza che caratterizza il loro personaggio. Entrambi schivi, riservati per indole personale, pronti a passare sopra tutto e sopra tutti in gara perché non c’è niente di personale, sono affari”.

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Dopo cinque stagioni il Cavallino riparte senza Alonso. Mauro Forghieri lo smonta e gli attribuisce la responsabilità dei patemi della Ferrari: “Se per tre o quattro stagioni di fila la macchina ha gli stessi problemi, vuol dire che non si sviluppa nella situazione giusta, e la colpa è del pilota. Alonso è un grandissimo corridore, ma non è un buon collaudatore. Ogni anno, quando gli davano la macchina in mano, diceva che tutto era perfetto, poi dopo qualche mese cominciava a parlarne male. Il vero campione è quello che gestisce la squadra”.

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