Spielberg, Rosberg contro Hamilton. Ancora. E adesso Mercedes pensa agli ordini di scuderia

lunedì 4 luglio 2016 · Gran Premi
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È di Rosberg secondo i commissari la colpa dell’incidente con Hamilton all’ultimo giro del Gran Premio d’Austria. La sanzione comunque non cambia il risultato perché Rosberg quarto arriva e quarto resta anche con 10 secondi di penalità: “Ma io ero sicuro di vincere, immaginate come posso sentirmi”.

A freddo Lauda citava un’anomalia al brake-by-wire: “Nico è arrivato lungo, Lewis è stato spinto fuori. Ma al di là di questo non capisco il contatto”. E la vede come i commissari: “Colpa di Nico”.

Wolff invece sulle colpe non prende posizione: “Non è bianco e nero. Nico aveva un handicap sulla macchina, cercava di frenare più tardi e non era sulla linea normale. Lewis si trovava all’esterno e là c’è stato il contatto. Quello che cerco di dire è che per avere una collisione bisogna essere in due“. Tra l’altro dalla telemetria risulta che le Mercedes fossero entrambe al limite coi freni.

Adesso l’alba del giorno dopo porta una riflessione che Stoccarda non può rinviare. Wolff è esplicito: “Una cosa senza cervello, sconvolgente. Abbiamo rischiato un doppio ritiro”. Che sarebbe stato clamoroso, il secondo dell’anno dopo la collisione fratricida a Barcellona: “Là immaginavo avessero imparato la lezione. Oggi mi chiedo se non sia il caso di considerare tutte le opzioni possibili”. Ovvero: gli ordini di scuderia, quelle direttive impopolari “per congelare l’ordine a un certo punto della corsa” e portare a casa il risultato.

Resta da capire come attuarli, in quel clima incontrollato di sfida aperta. Sopportazione pericolosa. E diffidenza. Perché a Spielberg prima che succedesse il patatrac la tensione già stava montando, quando Hamilton furibondo via radio aveva chiesto al box perché Rosberg fosse sulle supersoft e lui sulle soft: “Pensiamo – la risposta – sia la strategia più giusta per andare fino alla fine”. Delle due l’una: forse che il bidone l’avevano fatto a Rosberg?

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