Storie di Monza, quei fischi alla Ferrari e a Ferrari al Gran Premio d’Italia nel 1971

mercoledì 31 agosto 2016 · Amarcord
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Chi gioca in casa ha il favore del pubblico, il podio di Monza l’anno scorso ha confermato che l’approvazione italiota si sposta con il colore della tuta. Ma un nome pesante obbliga pure a vincere o quantomeno a dare bella prova. È la condanna storica della Ferrari al Gran Premio d’Italia: dai tifosi la rossa nazionale prende calore, ma anche pressione. Fischi è difficile, eppure è successo.

L’ha raccontato una volta Franco Gozzi che di Enzo Ferrari è stato braccio destro, segretario, portavoce e confidente. Praticamente la memoria storica del cavallino rampante.

È il 1971, a Monza si corre quella gara che poi passa alla storia per l’arrivo più ravvicinato di sempre, Gethin di un solo centesimo su Peterson e quattro macchine in meno di due decimi.

Le Ferrari non prendono punti, sono entrambe ko per via del motore, Ickx comunque scattava dalla prima fila, Regazzoni per un attimo è in testa. Sono i segnali incoraggianti dopo un weekend sfibrante in cui la rossa annaspa per trovare gli assetti.

Il cavallino nelle libere è nel pallone, Ickx e Regazzoni non riescono a cavare un tempo accettabile. Le accuse si ripartiscono tra gomme, sospensioni e telaio. Ai box c’è anche Enzo Ferrari: fa montare le Firestone nonostante il contratto con Goodyear, ordina una serie convulsa di confronti, il nodo non si scioglie, allora lui esce in pit lane per sfidare la folla spazientita e si prende una bordata di fischi. Lui.

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