Sepang, le ultime parole famose, Hamilton prima del via: “Niente ci può fermare”

lunedì 3 ottobre 2016 · Gran Premi
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L’ultima doppietta della Red Bull risaliva al Gran Premio del Brasile del 2013, l’Inghilterra ancora non aveva votato per Brexit, l’Iran firmava un accordo per limitare il programma sul nucleare, Hunger Games era leader al box office in America, Stardust di Mika era il singolo più venduto in Italia. E in Formula 1 si correva ancora coi motori aspirati.

Perché poi da quand’è partita l’era ibrida l’unico team a fare doppietta era stata la Mercedes, 27 volte. Fino a Sepang, dove la corazzata della stella d’argento perde in casa dello sponsor e inciampa nell’area dove da tre anni tecnicamente è imbattibile: il motore.

E dire che Hamilton la batosta un po’ se l’è chiamata. Sabato dopo la pole parlava coi giornalisti e diceva:

Honestly, I don’t feel anything is going to stop us. As a team, I think we’ve got great, great pace. We had good starts in the last race, and we’re constantly working on that, that’s not in my mind. The car feels really good on the long runs.

Ora chiede risposte, sente puzza d’imbroglio, rischia di aprire una frattura grave e insanabile con ingegneri, meccanici, dirigenza:

My questions are to Mercedes. We have lost so many engines. There are eight drivers and mine are the only ones who has failed. Someone has to give me some answers and it is not acceptable. Something or someone doesn’t want me to win this year. It’s just odd. There’s been like 43 engines from Mercedes and only mine have gone.

Ma quello di Sepang è un cedimento senza avvisaglie della telemetria, è diverso per natura da tutti gli altri che Hamilton ha patito dall’inizio dell’anno.

Perciò Paddy Lowe sostiene che le rotture oltre a non essere intenzionali non hanno neanche un legame specifico con lo stile di guida. Resta il fatto che la Mercedes a Sepang s’è sentita braccata. E probabilmente per rispondere alla scalata della Red Bull ha pasticciato con la mappatura.

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