Quelle regole contro le bufale in rete. Facciamole!

lunedì 2 gennaio 2017 · Mass media
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C’è una questione che ha preso connotati politici per la replica di Beppe Grillo che teme “la nuova inquisizione”. Ma la base etica e logica di quella proposta di Giovanni Pitruzzella, il presidente dell’Antitrust, c’è tutta. In lingua originale, dall’intervista al Financial Times:

We have to choose whether to leave the internet like it is, the wild west, or whether it needs rules that appreciate the way communication has changed. I think we need to set those rules and this is the role of the public sector.

Regole allora. Per evitare la diffusione incontrollata delle notizie false che certi media spacciano per autentiche.

Dice Enrico Mentana che “le bufale sono sempre esistite, ma oggi sono più pericolose“. Esattamente: c’è una situazione internazionale delicata, c’è l’indolenza dell’internauta a verificare quello che gli piove addosso, c’è un sistema rapido per veicolare a costo zero le falsità attraverso i social network.

E chiaramente qualcuno ha capito che dalle fake-news poteva venire fuori un business più che redditizio, esistono società sapientemente nascoste che si occupano di confezionare e disseminare balle spaziali su temi caldissimi, dopodiché il resto lo fa la rete che condivide e duplica. Da qui l’attenzione dell’Antitrust e la necessità di un controllo dall’alto. Peraltro certe informazioni rimbombando caricano violenza, stimolano discriminazione, incidono sulle elezioni, graffiano un personaggio, infangano un’istituzione.

E la Formula 1 che c’entra? C’entra perché ai falsi scoop – acchiappaclick e acchiappacretini – nessun contesto è del tutto immune. F1WEB.it l’anno scorso ha raccolto una serie di casi eclatanti, a dimostrazione che il motorsport su internet è uno zoo di sciacalli, pecore e conigli. Button nel 2012 in un’intervista con rabbia e rammarico rimarcava:

Non voglio dire che i giornalisti non scrivano il vero. Però la cosa buffa è che non vengono citate le dichiarazioni delle persone coinvolte. Per cui è stupefacente quante storie si scrivano in questo modo.

Informare senza basi è troppo facile. Dovunque. Perciò certe regole prima o poi vanno scritte, a beneficio di chi legge e chi scrive.