La scossa elettrica che ha svegliato Roma

sabato 14 aprile 2018 · Fuori tema
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Da Roma – Il controsenso è che accanto alla linea di partenza c’è la pompa di benzina dell’IP. Ma è fuori servizio causa allestimento della pista, per cui diventa una metafora involontaria, una specie di messaggio subliminale: le pompe di benzina le chiuderemo tutte. Un giorno. Quando l’elettrico sarà realtà, verità e quotidianità.

È un messaggio tecnologico e culturale, una cartolina futurista che la Formula E – nella sua terza stagione di competizioni – imbuca pure a Roma: macchine senza benzina che fanno i 250 chilometri all’ora con 270 cavalli e non c’è bisogno dei tappi per stare in tribuna. Perché il futuro oltre che elettrico è… silenzioso. Una conquista mica da niente, alla faccia di chi vede una sola equazione, rumore uguale potenza.

Aveva un’aspettativa esplicita Alejandro Agag, il ceo, il boss, la mente che nel 2014 ha partorito il campionato elettrico: “Che gli spettatori si divertissero tanto e si divertissero tutti”. Grandi e bambini, turisti e residenti, vip e non vip, appassionati e curiosi: sotto quest’aspetto il primo ePrix d’Italia è una scossa elettrica trasversale, una scommessa vincente per oggi e domani.

L’idea è “un protocollo di lunga durata” come lo chiama Virginia Raggi, prolungare da tre a cinque stagioni il contratto fra la Formula elettrica e la capitale delle capitali: “Le persone imparano divertendosi che un altro mondo è possibile. È sbocciato un amore”.

Alla setta faziosa che invece non s’è innamorata, un giorno qualcuno spiegherà che i blocchi stradali, le transenne e le deviazioni sulla Colombo e intorno all’Eur sono il contraccambio indolore quando gli investitori privati ti lasciano in eredità 700 colonnine per la ricarica, le strade nuove dove prima c’era la gruviera e 60 milioni di euro d’indotto.

Formula E, Roma,