Fantamercato, cappellate di Vettel e tifo cieco: tutto il peggio della Formula 1 nel 2018

domenica 2 dicembre 2018 · Amarcord
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Le cappellate di Vettel. I mondiali si vincono di piede e cervello, a Seb il secondo è mancato: inchioda a Baku e si fuma la vittoria, esce sul bagnato a Hockenheim, si scontra con Bottas a Le Castellet, si gira contro Hamilton a Monza, contro Verstappen a Suzuka e contro Ricciardo ad Austin, si fa retrocedere per ostruzione in Austria, per una leggerezza in prova negli Stati Uniti e dà di testa alle verifiche tecniche in Brasile. Troppo. A un certo punto non è sfortuna, è imperizia.

Il crollo del Cavallino. E dire che nel triple-header di inizio estate è lui il migliore, poi da Monza la Ferrari si sfalda mentre Hamilton fa incetta di vittorie. Pesano da un lato le vaccate del suo alfiere di punta, dall’altro un’involuzione tecnica evidente e clamorosa, come clamoroso è il fatto che negli Usa la rossa senza sviluppi vada più forte di quella aggiornata. Il tifo cieco vede il fantasma della manina della Fia, la verità è che la Ferrari s’è fatta male da sola.

La Formula 1 di Sky. Strillata, fracassona, faziosa, pro Ferrari senza se e senza ma. La gang di Vanzini riesce nell’impresa impossibile di far rimpiangere le telecronache vuote e inconsistenti della famiglia Mazzoni. Ma un’altra via per vedere le corse legalmente e in diretta non c’è. Purtroppo.

Il fantamercato. A maggio Gmm – l’agenzia di stampa che alimenta diversi siti web – scrive che Ricciardo ha un pre contratto con la Ferrari per il 2019, a fine giugno Eurosport e Motorsport ribattono che invece ha firmato il rinnovo con Red Bull. Alla fine Ricciardo va in Renault. E indirettamente smaschera l’inconsistenza di certi scoop.

Pericolo pubblico numero uno. Spavaldo, sopra le righe in pista e fuori, Kevin Magnussen fa di tutto per giocarsi la stima dei colleghi. Il club degli haters guadagna Leclerc, Alonso, Hulkenberg e Gasly. Ma nella classifica dei più indisciplinati dell’anno, non è lui il peggiore.

Mutatis mutandis. Force India dopo l’estate diventa Racing Point Force India, si completa il passaggio di proprietà da Mallya alla famiglia di Stroll che formalmente deve comprare una seconda licenza per correre. Di qui il cambio di nome, la corresponsione di una nuova tassa di iscrizione e l’azzeramento dei punti.

From hero to zero. McLaren non vince un titolo dal 2008, la Williams dal 1997. E non c’è luce in fondo al tunnel, il 2018 ribadisce lo sbando delle inglesi.

L’addio di Alonso. Il pilota più completo per piede, cervello e carattere, che ha spaccato il paddock e certe squadre, che ha vinto due mondiali e ne meritava almeno altri due. Alonso si defila, in riserva di motivazione e pazienza, dopo 17 stagioni va a cercarsi nuove sfide, riprova la 500 Miglia a Indy. E la Formula 1 si scopre più povera. Adios, campeon matador.

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