Bahrain, il silenzio prolungato della FIA e il conflitto d’interessi di Todt

mercoledì 23 febbraio 2011 · Politica
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Fa discutere in Gran Bretagna il modo in cui la Federazione Internazionale ha gestito l’emergenza del Bahrain alla luce del silenzio prolungato di Place de la Concorde prima dell’intervento della casa reale di Manama per la soppressione del Gran Premio.

Mercoledì, mentre si trovava in Irlanda, Jean Todt aveva spiegato: “Cerco sempre di non esagerare nella reazione alle ultime notizie. (…) Al momento non c’è motivo di preoccuparsi inutilmente“. Questo mentre già si parlava di posticipare la gara di GP2 Asia che poi le autorità hanno fatto cancellare.

Secondo Tom Cary del Daily Telegraph “l’organo di governo (cioè la FIA, ndr) non ha avuto una linea d’azione”. E si è pronunciato “tardi”, scrive il Mirror, su una questione che andava chiarita molto prima.

Se Todt ha aspettato fino all’ultimo un motivo c’è. Anzi, ce n’è più d’uno: un conflitto d’interessi coi fiocchi. Tra Todt e il Bahrain c’è “un rapporto particolare” perché – scrive il Telegraph – il principe detiene parte delle quote nella squadra di GP2 del figlio di Todt e perché il secondogenito del re del Bahrain è membro del Consiglio Mondiale della FIA e “giocò un ruolo chiave nel 2008 nell’elezione di Todt” alla presidenza.

In pratica per preservare i rapporti con la casa reale la Federazione non s’è esposta e nemmeno ha esercitato pressioni. L’onere di trattare l’ha lasciato a Bernie Ecclestone. Poi a cose fatte, e cioè quando il rinvio della corsa era ufficiale, si è limitata a esprimere “sostegno per la decisione”. In un comunicato che a quel punto era scontato.

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