Red Bull: “La Ferrari ci spia”. Nuove procedure per disorientare sui pit-stop

venerdì 27 maggio 2011 · Dal paddock
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In Spagna la Ferrari con Alonso faceva la corsa su Webber e doveva coprirlo nei pit-stop in marcatura stretta. Ma siccome Fernando era davanti, c’era solo un modo per restarci: intuire il giro di rientro di Mark e anticiparlo nell’ingresso in pit-lane.

Il Cavallino ci è riuscito 3 volte su 4: al giro 10, poi al giro 19, e ancora al giro 29. Helmut Marko, il braccio destro di Dietrich Mateschitz alla Red Bull, ha un sospetto: “Stavano ascoltando le nostre comunicazioni”. Che corrono su canali criptati a cui ha accesso soltanto la Federazione. Anche le registrazioni che vengono passate in differita alla regia internazionale devono essere autorizzate dalla squadra.

E invece secondo Marko, al box della Ferrari qualcuno si è inserito sulle frequenze della Red Bull per anticiparne le mosse. E cioè per far rientrare Alonso ai box nello stesso giro di Webber: “Abbiamo ritardato la chiamata per Mark, ma loro sono riusciti ugualmente a reagire e hanno chiamato immediatamente dentro anche Fernando”.

Al giro 39 però si ferma solo Alonso mentre Webber tira fino al 47 e lo scavalca. Dice Adrian Newey: “Abbiamo fatto una piccola modifica a quello che pensavamo loro stessero tenendo sotto controllo”. In pratica, la Red Bull fa partire una chiamata finta a cui la Ferrari risponde comunque.

Luca Colajanni dell’ufficio stampa del Cavallino alla stampa tedesca ribatte: “Possiamo solo riderci su”. Però aggiunge: “È evidente che ciascuno osserva quello che fanno gli altri“. Nessuna intercettazione. Piuttosto, un monitoraggio costante dell’altro box.

Lo fa intendere anche Chris Horner, qualcuno si tradiva con dei movimenti sospetti o troppo anticipati: “Può essere che uno dei meccanici si è messo le mani in tasca nel momento sbagliato, o magari ha preparato un pneumatico qualche secondo prima. In ogni caso, abbiamo modificato le nostre procedure, per essere meno trasparenti“.

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