Ferrari, nasce la F60: un nome che è tutto un programma… politico

lunedì 12 gennaio 2009 · Dal paddock
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Il nome rompe la tradizione con i modelli precedenti, ma un motivo c’è. Perché dietro la denominazione della Ferrari del 2009 ci sono implicazioni politiche che Maranello voleva fissare nella storia e ribadire in un momento delicato per il futuro della Formula 1.

La rossa che apre la nuova era sportiva si chiama F60, F come Ferrari e 60 come gli anni che il Cavallino Rampante ha trascorso in Formula 1: praticamente tutti da quando esiste la categoria. Un segno distintivo che nessun’altra può vantare.

Un atto di fedeltà su cui negli anni la Ferrari ha costruito il suo potere politico. Soprattutto nell’ultima decade, quando si è trattato di discutere con Bernie Ecclestone la suddivisione dei guadagni.

Jean Todt a marzo del 2005 se ne uscì con una metafora che ha fatto storia: “Nei film il compenso maggiore spetta alle star”. La Ferrari è la “star” in un film da milioni di dollari che si gira ogni anno. In percentuale sugli introiti dei team, il “compenso maggiore” va alla Scuderia in virtù dei trascorsi in campionato.

Entro marzo la FOTA vuole modificare i criteri di spartizione della grande torta dei diritti commerciali. Ma di fronte a Ecclestone la Ferrari è più che mai decisa a mantenere il suo status. Quello di un costruttore che da 60 anni contribuisce all’immagine della Formula 1 nel mondo. E che per questo, nel bene o nel male, prende anche più soldi.

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