Bridgestone fuori nel 2011. Idea Pirelli per i Gran Premi, sotto condizione

martedì 3 novembre 2009 · Dal paddock
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Senza preavviso, senza avvisaglie di resa, Bridgestone ha aspettato il sipario di Abu Dhabi per comunicare via internet che alla fine del 2010, vale a dire alla scadenza naturale del contratto di fornitura esclusiva, uscirà dai giochi dopo una presenza ininterrotta di 14 stagioni. È una decisione che arriva direttamente dai piani alti, la divisione sportiva che fa capo a Hiroshi Yasukawa si limita a notificarla. Con rammarico.

Il comunicato è lungo, ma il succo è “la necessità di dirigere le risorse verso lo sviluppo intenso di tecnologie innovative”. Solo nel primo semestre del 2009 Bridgestone ha perso 425 milioni di dollari, deve tagliare 900 posti di lavoro, chiudere gli stabilimenti in Australia e Nuova Zelanda.

Fino al 2011 comunque c’è l’intenzione di mantenere tutti gli impegni sportivi e commerciali in GP2 e MotoGP. Insomma il problema è la Formula 1. E quando tira in ballo le “tecnologie innovative”, Yasukawa allude al fatto che lo sviluppo dei pneumatici in regime di monogomma ormai è bloccato e non ha più strade di evoluzione. Per cui il ritorno tecnologico non c’è.

Adesso la Federazione deve scovare un altro fornitore. Michelin senza un concorrente non torna. Pirelli valutò il ritorno in Formula 1 nel 2006, ma chiese un regolamento diverso con cerchi più grandi: 18 pollici contro 13, per riversare l’esperienza dei Gran Premi anche sulla produzione di serie.

Max Mosley rifiutò per tenersi la Bridgestone. Oggi Mosley non c’è più. E l’idea di Pirelli è ancora valida.

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