F-duct, fa tendenza ma costa. Vettel: “Vale mezzo secondo al giro”

sabato 24 aprile 2010 · Tecnica
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Nel 2009 non eri nessuno se non avevi un doppio diffusore. Nel 2010 lo status symbol nel paddock è il sistema f-duct per il controllo della resistenza all’avanzamento dell’ala posteriore. A Shanghai in parco chiuso Vettel e Webber ne hanno approfittato per una sbirciatina nell’abitacolo della McLaren per capire la chiave dello schema. Vettel lo ha già preteso: “Può valere anche mezzo secondo al giro”.

Per niente demoralizzati dal flop della Sauber – che per prima, e con scarsi risultati ha cercato di imitare il sistema della McLaren – i team che a Shanghai hanno mandato in pista le macchine con gli alettoni a incidenza variabile sono stati Williams, Mercedes e Ferrari.

La Mercedes si è inventata due feritoie direttamente sul flap. Ross Brawn spiega: “Il principio è sempre lo stesso, far staccare il flusso dall’ala, ma il nostro sistema è passivo, cioè è basato sulla deformazione dei materiali e non è richiesto l’intervento da parte del pilota“.

La Ferrari ha percorso una strada concettualmente simile: l’aria che viene canalizzata nella vela cava entra attraverso due fessure laterali all’altezza dello snorkel, per cui il pilota non ha controllo diretto sui flussi.

Secondo Felipe Massa i vantaggi già si avvertono. Ma a sentire i tecnici, si tratta di una soluzione che porta miglioramenti solo in condizioni di flusso pulito. Ovvero: l’effetto è minimo in fase di sorpasso, quando c’è la scia dell’avversario a giocare da disturbo.

E comunque, per i piccoli team, è una partita che non ha senso giocare. Giorgio Ascanelli della Toro Rosso spiega su Autosprint: “Se ho 10 euro in tasca e ho fame, mi ci compro 2 panini, non 3 grammi di caviale. Magari un vantaggio si può vedere in cinque mesi di sviluppo, ma nello stesso periodo, senza distogliere energie, possiamo recuperare anche di più lavorando su altre componenti”.

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