Lauda contro “il modello Ferrari”. La replica: “A lui faceva comodo”

lunedì 23 agosto 2010 · Dal paddock
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Sui giochi di squadra di Hockenheim il dibattito resta aperto e sotto il sole d’agosto si fa rovente. Niki Lauda lancia una bomba su formula1.com: “Ci sono due modelli per un team. Se il tuo approccio è politico, è lo stile Ferrari. Altrimenti, puoi fare come la Red Bull e cercare di dare ai tuoi piloti uguali opportunità e agli spettatori uno sport interessante”.

Ammesso e non concesso che il trattamento della Red Bull sia effettivamente paritario – e praticamente i fatti di Silverstone lo escludono – quella di Lauda è una predica che fa irritare il Cavallino.

La replica è del Grillo Rampante, che con stizza e veleno già a marzo contestò Max Mosley e la campagna di reclutamento dei nuovi team.

Su Lauda scrive la Ferrari: “È un personaggio che, una volta appeso il casco al chiodo, non ha mai lesinato parole e giudizi a destra e a manca, salvo poi doversi rendere protagonista, in più di un’occasione, di acrobatiche giravolte per riposizionarsi nella direzione dove il vento soffia più forte”.

Un “moralista dalla memoria corta” che prese tutto il team al suo servizio nel 1975, a scapito di Clay Regazzoni: “Si vede – prosegue la Ferrari – che allora il supposto modello Ferrari di gestione dei piloti gli faceva comodo”.

Nel 2006, all’indomani dell’incidente mortale di Clay, Lauda rivelò: “Ai tempi della convivenza alla Ferrari ci furono problemi perché Montezemolo mi chiamò e mi disse chiaramente che ero io il numero uno. A Clay questa cosa non piacque, me l’ha sempre detto in faccia”.

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