Yeongam, luci e ombre: e se Vettel cercasse di congelare l’arrivo?

venerdì 29 ottobre 2010 · Gran Premi
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Yeongam e il Gran Premio di Corea, luci e ombre, più ombre che luci. E non è una metafora. Perché di fronte a una gara che parte un’ora più tardi del previsto e finisce sul calare della sera, uno si chiede: ci sarà un valore minimo concordato per il livello d’illuminazione, per stabilire univocamente che una corsa va fermata?

Risponde James Allen dal suo blog: “Ho controllato. Non c’è”. Ma allora come fa Charlie Whiting a regolarsi per anticipare la bandiera a scacchi? Fa il grande fratello: capta quello che raccontano i piloti via radio. E i piloti lo sanno.

Allora altra domanda: è possibile che Vettel al giro 41 cercasse di congelare l’ordine d’arrivo, giusto in prossimità della fatidica soglia del 75% di gara per l’assegnazione completa del punteggio?

Possibile sì: Seb alla radio dice che i punti di frenata cominciano a non vedersi più, quando invece Hamilton un attimo dopo assicura che a lui la visibilità non dà problemi.

Ora: è pure ipotizzabile che Lewis corresse con una gradazione diversa della visiera e che nel crepuscolo effettivamente ci vedesse meglio. Però suona troppo politico il messaggio di Vettel, perché quelli sono gli attimi in cui Alonso con le intermedie va come una furia e fa il giro veloce. Ma anche e soprattutto perché di lì a 4 giri il motore della Red Bull comincia a fumare.

Alla fine l’oscurità la soffrono tutti: Alonso “nell’ultimo paio di giri”, Massa “verso il traguardo”. Barrichello pensa: “Secondo me la gara andava fermata 5 o 6 giri prima”. Quindi almeno un quarto d’ora più tardi rispetto alla prima richiesta di Vettel.

Liuzzi addirittura va controcorrente: “Nel contrasto, le lucette sul volante erano troppo luminose. Però la pista si vedeva, è questo che conta, non serve vedere le tribune o la gente”.

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