Quella lunga lotta per il marchio di Chapman

sabato 15 gennaio 2011 · Dal paddock
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Da una parte Tony “Air Asia” Fernades e 1Malaysia, dall’altra Lotus Group che fa capo ai malesi di Proton sotto la guida di Dany Bahar. Oggetto della contesa: l’eredità formale di Colin Chapman, la licenza per usare il marchio Lotus in Formula 1.

Fernandes quella licenza la ottiene nel 2009 da Lotus Group e per il tutto il 2010 registra la squadra come Lotus Racing. Poi a settembre compra i diritti del brand “team Lotus” da David Hunt che a sua volta nel 1994 li aveva acquistati dalla famiglia Chapman: “Possiamo affermare – scrive Fernandes – di essere noi il team Lotus, uno dei nomi più significativi dello sport”.

Invece nel frattempo Lotus Group si unisce ad ART per correre in GP2 e avvia le trattative per acquisire quote nella Renault. Per cui ha necessità dell’esclusiva sul marchio e revoca la licenza a Fernandes, col pretesto della violazione delle autorizzazioni sulla stampa delle t-shirt ufficiali della squadra.

Per giustificarsi Proton scrive che “il tentativo condotto da Hunt negli anni Novanta per acquisire il marchio fu inefficace” e che “Group Lotus è proprietario unico dei diritti del brand, compresi quelli legati alla Formula 1”. Riad Asmat, il direttore esecutivo di Lotus Racing, spiegherà invece che “quando fu firmato l’accordo con Group Lotus per la licenza della denominazione Lotus Racing, loro (cioè quelli di Proton, ndr) specificarono che in alcun modo avremmo dovuto fare riferimento al Team Lotus perché non ne detenevano i diritti”. Cioè non potevano concederne l’utilizzo.

L’8 dicembre, a compimento della manovra orchestrata da Bahar, Renault cede il 25% delle quote a Proton. Bahar tuona: “La Lotus siamo noi e siamo tornati”. La griglia di partenza virtuale vede due team che formalmente fanno capo allo stesso marchio e che hanno pure lo stesso motore e la stessa livrea, nera e dorata, quella storica dei tempi di JPS.

Fernandes allora fa un passo indietro: annuncia che per il 2011 manterrà gli stessi colori del 2010, il verde e il giallo. Perché “sarebbe stato ridicolo che entrambe le squadre fossero nere e dorate”. Però non rinuncia al nome. E perde il sostegno della famiglia Chapman che con lui a giugno aveva organizzato il festival della Lotus a Snetterton e che dopo la fusione con Renault sceglie invece di tifare per chi ha più soldi.

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