Annullato il Bahrain: vincono le squadre, ma la morale non c’entra

martedì 14 giugno 2011 · Politica
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Aveva detto Damon Hill: “Il problema della Formula 1 è che vive in una bolla e pensa di essere immune a tutto il resto”. Dentro la bolla, il Bahrain è un’isola felice. Quella che ha trovato a fine maggio Carlos Gracia, vice presidente della FIA nonché presidente della Federazione spagnola.

Todt l’ha inviato a Manama prima di indirizzare la votazione del Consiglio Mondiale sul recupero della corsa. Gracia racconta: “Ho visitato un centro commerciale, ho passeggiato per le strade, e non ho riscontrato particolari segnali di inquietudine. C’era gente che lavorava e faceva acquisti. Il governo ha offerto all’opposizione la possibilità di parlare”.

Todt per conflitto d’interessi per tre mesi ha minimizzato rivolte politiche, violenze, repressioni, uccisioni. “Una faccenda – dice Chris Horner – che nel complesso andava gestita meglio”. Sospeso, poi reintegrato dal Consiglio Mondiale, adesso il Gran Premio del Bahrain viene definitivamente annullato. L’hanno chiesto direttamente gli organizzatori. Una presa di coscienza “nell’interesse dello sport”.

Il motivo è che le squadre hanno fatto pressione perché in Bahrain non ci volevano tornare. Non c’entra né la situazione politica né la morale sui diritti umani. Semplicemente, secondo quanto faceva notare la FOTA in una lettera alla Federazione, la chiusura del Mondiale a dicembre è “insostenibile per lo staff”.

Adam Parr della Williams la spiega così: “Ci preoccupa il fatto che i fan, gli sponsor, i team hanno predisposto già la logistica per stare in India il 30 ottobre. Poi ci è stato presentato un calendario in cui l’India veniva spostata all’11 dicembre” per liberare il week-end al Bahrain. “E come facciamo a spiegarlo alla gente? Voi andrete in India e noi no”.

Todt si è imbestialito e se l’è presa con Bernie Ecclestone che secondo il Patto della Concordia ha la responsabilità di impostare il calendario e sottoporlo all’approvazione della FIA: “È lui che fa tutte le verifiche prima di presentare la proposta al Consiglio Mondiale”. Insomma Bernie ha lasciato intendere che la FOTA fosse con lui e invece non aveva l’okay. Come nel 2009, quando spinse per cambiare il sistema di punteggio senza l’approvazione dei team. Mosley disse: “Mi ha indotto a credere che le squadre sarebbero state d’accordo”.

Venerdì mattina Ecclestone ha tentato un’operazione disperata all’ultimo minuto: lasciare intatta la collocazione del Gran Premio d’India e spostare il Bahrain a dicembre. Dopo di che il Consiglio Mondiale avrebbe votato un’altra volta. Troppo tardi. Perché negli uffici di Place de la Concorde c’era già la lettera di resa spedita da Sakhir.

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