Red Bull, quei graffi sotto il fondo scocca che alimentano la paranoia

giovedì 20 ottobre 2011 · Tecnica
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Che fine fanno i pezzi che le macchine perdono nelle collisioni in pista? Di norma vengono recuperati dai commissari che poi li restituiscono alle squadre. Ma la metà dell’alettone anteriore che la Red Bull di Webber ha perso nell’incidente alla parabolica di Monza non è mai tornata nel box.

Newey a Suzuka ci scherzava: “Probabilmente l’avranno portata a Maranello”. Per vivisezionarla e spiegarne la flessione, dal momento che dall’anno scorso c’è il sospetto che la Red Bull giochi sulla disposizione delle fibre di carbonio negli elementi del profilo anteriore per sfruttare l’anisotropia dei materiali compositi, in modo da assicurare flessibilità in certe direzioni e rigidità nelle altre.

Al di là delle battute, l’episodio di Webber ha alimentato un’altra volta la paranoia sulla regolarità della RB7, perché quando la gru dei commissari ha sollevato la macchina dalla via di fuga, ha offerto il fondo piatto a favore di telecamera e ha messo in evidenza una bella serie di graffi. Che secondo le squadre confermano che il pattino è soggetto a strisciamento per eccesso di flessione.

La FIA a Suzuka ha ricordato ai team che il carico statico nei controlli sul fondo si applica più indietro rispetto al punto incriminato: davanti chi se ne frega. Per cui i graffi non bastano a dimostrare che la Red Bull sta barando.

Anche perché potrebbero averli prodotti i cordoli della Roggia e dell’Ascari. Oppure l’ala che è rimasta incastrata sotto la macchina per quasi mezzo giro mentre Webber cercava la via dei box.

Però nelle riprese oltre alla tavola sotto la scocca si è notata anche un’apertura sospetta in prossimità del profilo estrattore, nella zona che la FIA ha regolamentato dopo che la Brawn si era presa troppe libertà coi double-decker nel 2009. La McLaren aveva già protestato l’anno scorso a Barcellona e aveva convinto la Federazione a imporre delle modifiche.

La Red Bull adesso sostiene che il buco serve a migliorare il raffreddamento del kers che è più compatto rispetto ai modelli delle altre macchine e quindi tende a surriscaldarsi. Ma Webber a Monza invece di schiantarsi faceva meglio a stare in pista.

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