Quando Alain Prost si mise in proprio: storie di debiti e illusioni

sabato 28 gennaio 2012 · Amarcord
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Insegue con affanno un’illusione, il suo team tutto francese per risvegliare l’orgoglio nazionale. Alain Prost si arrende ai debiti il 28 gennaio 2002: sono passati dieci anni da quando il Tribunale del Commercio di Versailles ha liquidato la Prost Grand Prix.

Cinque anni di attività, miglior piazzamento il podio di Jarno Trulli al Nürburgring nel 1999. Ma Olivier Panis nel 1997 è terzo in campionato prima di fratturarsi le gambe in Canada. In ogni caso, quella che si ricordano tutti è l’immagine della Prost di Luciano Burti che si proietta in volo alla partenza a Hockenheim nel tamponamento a Schumacher.

Al timone di comando, un viavai di direttori tecnici da Loïc Bigois a Henri Durand passando per John Barnard e Alan Jenkins. A contorno, travagli d’ogni tipo: i meccanici che scioperano in pista per la paga, i motoristi della Peugeot che non portano il sostegno che Alain s’aspetta, Yahoo e PSN che lottano per risollevare il fatturato e respingono la sponsorizzazione.

Più che altro, Prost ce l’ha con Renault che nel 2001 per rilanciarsi in Formula 1 decide di acquistare la Benetton anziché investire nella sua squadra.

Lui comunque non è esente da colpe, perché mentre cerca i fondi per pagarsi i motori Ferrari rifiuta l’accordo della salvezza con la famiglia di Pedro Diniz per non cedere le redini del team. E compie il passo definitivo verso il baratro.

A fine anno la Prost è sommersa dai debiti, qualcosa come 30 milioni di euro. La società va in amministrazione controllata; la AP04 del 2002 non viene mai completata; la sede di Guyancourt chiude i battenti e scarica 250 dipendenti. In un’intervista del 2005 Alain dirà: “Solo una cosa farei in modo diverso. Non inizierei proprio”.

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