Tetto di spesa, le squadre chiamano la FIA. Ma Red Bull sta frenando la manovra

giovedì 22 marzo 2012 · Politica
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All’Albert Park circolava una lettera sottoscritta da 10 team su 12 per chiedere alla Federazione di impegnarsi in prima linea perché si rispettasse il patto sulla riduzione delle spese. Quello che Red Bull ha trasgredito secondo le stime di Capgemini.

Non a caso, Red Bull non ha firmato. L’altra firma che mancava era quella della Toro Rosso. E non è un caso nemmeno questo perché per quanto indipendente nell’assetto tecnico, il gruppo di Faenza resta vincolato alle direttive della casa madre.

Diceva Ross Brawn in Australia: “La Formula 1 deve diventare più sostenibile per le piccole squadre”. Hispania e Marussia sono andate a Melbourne senza un vero test perché non hanno sviluppato il telaio in tempo utile per superare i crash-test.

Infatti Chris Horner sulle finalità della riforma è d’accordo. Però osserva: “Non è detto che il patto RRA sia il modo più adatto. Ha funzionato su elementi tangibili e trasparenti come la riduzione del personale in pista, la riduzione dei test e la limitazione sui motori e sui cambi. Ma le strutture delle società non sono equivalenti”.

Secondo quello che si è fatto scappare Eric Boullier della Lotus, l’intenzione è di allestire una task-force per analizzare con la FIA la fattibilità di un controllo delle spese soggetto a una regolamentazione specifica emanata direttamente da Parigi. In modo che le violazioni siano effettivamente sanzionabili.

La cosa curiosa è che l’idea faceva parte del programma di Max Mosley prima che le squadre tre anni fa rovesciassero la vecchia presidenza di Place de la Concorde.

L’altro elemento di nota è che la trattativa per la nuova normativa sul tetto di spesa scavalca i confini della FOTA. Tant’è che vede coinvolte anche Red Bull e Ferrari che a dicembre sono uscite dell’associazione delle squadre. Ma a differenza del gruppo di Mateschitz, il Cavallino invece sostiene la manovra e fa meno ostruzione.

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