Demagogia da paddock: Montezemolo, la Ferrari e gli interessi oltre l’Europa

mercoledì 6 febbraio 2013 · Politica
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È un argomento delicato, quello dell’assetto geopolitico della Formula 1. In occasione della presentazione della Ferrari F138, Luca di Montezemolo lo tira in ballo un’altra volta: “Sento dire che Monza è a rischio, ma non ci credo, perché è impensabile che non ci sia una corsa in Italia“.

Prima del 2009 era impensabile anche che non ci fosse una corsa in Francia. E invece è successo. Dettagli. Montezemolo dice: “Sono convinto che il nostro paese debba essere ulteriormente valorizzato con un secondo appuntamento, portando qui il Gran Premio d’Europa come si è fatto per Spagna e Germania”.

Da applausi. E c’è perfino la sede: “Il Mugello potrebbe essere un circuito adatto, perché vince sempre il premio come miglior pista nella MotoGP”. La pista di Scarperia, Montezemolo l’aveva già raccomandata l’anno scorso dopo i test inter campionato: la proprietà è della Ferrari.

Del resto: “Quando avevamo Monza e Imola insieme, non mi pare ci fossero problemi”. Non sembra nemmeno lui, che nel 2010 contribuiva a smantellare le ambizioni di Roma e diceva: “In base alla tendenza generale dei team, non possiamo fare due Gran Premi in Italia”. Ma pure Silvio Berlusconi era inamovibile a proposito di Supermario “mela marcia” Balotelli e poi ha cambiato idea. Quindi.

Quello di Montezemolo è un proclama: “Meglio avere un altro Gran Premio in Italia piuttosto che esportare la Formula 1 in paesi lontani, dove l’interesse è scarso e le tribune restano mezze vuote”. Però la Ferrari su quelle tappe fonda accordi commerciali milionari. Sulla F138 debutta il logo di Weichai Power, una delle maggiori compagnie cinesi nel campo della meccanica industriale: col Cavallino ha un contratto per quattro anni. Nel 2011 a Nuova Delhi è nata la prima concessionaria rossa in India: la Ferrari scrisse che “il momento è giusto, alla luce del grande dinamismo anche economico che sta vivendo il paese”. Ad Abu Dhabi c’è il parco tematico: solo lo store fattura 12 milioni e mezzo di euro.

Nemmeno le finali mondiali scampano alla politica del marketing: nel 2009, nel 2010 e nel 2012 la rossa le ha organizzate a Valencia per onorare Banco Santander. Il confine tra rigore e populismo è sottile, pure in Formula 1.

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