Gran Premi, Raikkonen fa 200: alti e bassi, top e flop di carriera

mercoledì 21 maggio 2014 · Amarcord
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Ma Il Ufficialmente le statistiche non gli riconoscono la gara di Indy del 2005 perché lui, come tutti quelli con le Michelin, fece il giro di ricognizione, ma alla partenza effettiva non c’era. Sottigliezze. Secondo i dati della Fia, quello che si corre a Montecarlo domenica è il Gran Premio numero 200 della carriera di Kimi Raikkonen. Un titolo mondiale, quasi 1000 punti, quasi 80 podi. Una serie di corse al top, una serie di flop.

Magny-Cours, 2002. Ha la prima posizione in pugno, a cinque giri dalla fine scivola sull’olio di McNish al tornante e si fa passare da Schumacher che con quella vittoria chiude matematicamente i giochi per il campionato.

Sepang, 2003. Conquista il primo successo della carriera, nel caldo torrido della Malesia, proprio lui che viene dal freddo. Quell’anno non ne azzecca più una e malgrado tutto resta in corsa per l’iride fino all’ultima gara

Spa-Francorchamps, 2004. Trova per la McLaren l’unico varco dell’anno per spezzare l’egemonia della Ferrari. Condanna Bob McKenzie del Daily Express a girare seminudo a Silverstone l’anno dopo, per avere scommessa contro il team.

Nürburgring, 2005. La regola che impone qualifiche e gara con un solo treno di pneumatici produce un effetto catastrofico: il battistrada dell’anteriore destra si lacera in frenata nel doppiaggio a Villeneuve, strappa la sospensione e manda l’auto nelle barriere all’ultimo giro mentre lui è in testa; vince Alonso.

Melbourne, 2007. S’impone al debutto sulla Ferrari, malgrado un’escursione sull’erba e il tilt della radio. La telefonata di congratulazioni, un attimo prima del podio, è di Michael Schumacher che a Maranello gli ha lasciato il posto.

Interlagos, 2007. Vince gara e campionato, ma il risultato resta per un mese sub iudice per l’irregolarità sulla temperatura del carburante di Williams e Bmw. Quando la Fia conferma l’ordine d’arrivo, Iceman è ufficialmente iridato per un punto appena su Hamilton e Alonso.

Valencia, 2008. Si ritira per via di una biella difettosa. Ma prima, al pit-stop anticipa la ripartenza, trascina il bocchettone, strappa il casco a uno dei meccanici e sbatte a terra Pietro Timpini, l’addetto al rifornimento, che riporta la frattura del piede sinistro, contusioni alla gamba e alla schiena.

Spa-Francorchamps, 2008. Hamilton lo attacca al Bus Stop, taglia la chicane e si ruba la posizione. La restituisce in rettilineo, prende immediatamente la scia e passa alla Source. Per i giudici la scorrettezza resta. Hamilton è retrocesso, da primo finisce terzo. Ma vince Massa perché Raikkonen che nella diatriba è parte in causa chiude il Gran Premio nel muro a Blanchimont.

Spa-Francorchamps, 2009. Dà alla Ferrari l’unica vittoria di un’annata storta. Dall’euforia, si sbilancia addirittura Domenicali: “Di solito cerco sempre di mantenere la calma, ma questa è una vittoria speciale che ha significato tanto”.

Abu Dhabi, 2012. Vince per la prima volta dal ritorno in Formula 1. Favolosa la reazione con cui mette a tacere il team che durante la gara gli dà indicazioni via radio sulla gestione delle gomme: “Lasciatemi in pace, so quello che faccio”. E sul podio lui e Vettel dicono anche un po’ di parolacce.

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