Arkley e la nebbia: il campo da golf dov’è finita la storia di Graham Hill

sabato 29 novembre 2014 · Amarcord
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Freddino d’inverno, comunque tutto sommato un posto piacevole. Arkley è un villaggio di un migliaio anime, a meno di 20 chilometri da Londra. Dal 1975 è legato al destino di Graham Hill che il 29 novembre precipita con l’aereo privato nel campo del golf club.

È fitta la nebbia quella sera; “gelida” ricorda la lapide che il golf club conserva a margine del secondo green. C’è Hill alla guida di un Piper Aztec, secondo l’inchiesta ha rifiutato di spostare l’atterraggio a un altro aeroporto con condizioni più favorevoli. Sta riportando in patria l’Embassy Hill Racing, la sua squadra, dopo i test in Francia al Paul Ricard. Non si salva nessuno: scompaiono anche Tony Brise, il team manager, due meccanici e il capo progettista.

Se ne va in circostanze tragiche l’unico pilota con la tripla corona dell’automobilismo sportivo: Gran Premio di Monte Carlo, 500 Miglia di Indianapolis e 24 Ore di Le Mans. Più che un corridore, un artista: “La pista è la mia tela, la macchina il mio pennello”. Nel 1954 aveva speso cinque scellini per guidare a Brands Hatch, poi era finito in Lotus a fare il meccanico.

In Formula 1 corre per 18 stagioni e vince due campionati del mondo, il primo su Brm nel ’62, il secondo su Lotus nel ’68. Quell’anno è lui che dirige le operazioni del team a Jarama: impartisce le direttive tecniche, incoraggia i meccanici, li porta tutti a cena fuori e vince la corsa mentre Chapman resta in Inghilterra e medita di smettere in preda allo smarrimento nella prima corsa dopo la morte di Clark.

L’anno successivo, per poco non s’ammazza in pista: va in testacoda sull’olio a Watkins Glen, scende dall’auto, la rimette in moto a spinta e una volta a bordo non riesce a riallacciarsi da solo le cinture. Due giri dopo esce di strada per una foratura e viene sbalzato dall’abitacolo. Le gambe non reggono, lui torna in pista l’anno dopo, nel primo round del 1970, a Kyalami. Dove fa tutta la gara e si piazza sesto. Ma al traguardo è sfinito, i meccanici devono aiutarlo a uscire dall’abitacolo.

Senza casco, sull’auto del team che nel 1975 schiera da costruttore autonomo, nel 1975 percorre un giro a Silverstone prima del via: è il défilé di commiato dalle corse, quattro mesi prima della tragedia di Arkley.

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