Superlicenze, la Fia frena i minorenni dal 2016: mai più baby come Verstappen

giovedì 4 dicembre 2014 · Regolamenti
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Cambiano i requisiti per varcare la soglia della Formula 1, sono tre gli aspetti di base su cui la Federazione Internazionale dopo il meeting di Doha non è disposta a fare sconti dal 2016 in tema di superlicenza: sicurezza, esperienza e performance.

Diventa obbligatoria la patente di guida, bisogna avere 18 anni, un passato di almeno 300 chilometri nelle prove private e due anni di militanza nei campionati minori, che devono determinare l’attribuzione dei punteggi per lo scatto di categoria.

Un giro di vite dopo una deriva preoccupante. Red Bull ad agosto ha promesso la Toro Rosso a Max Verstappen: tra i nuovi requisiti gliene mancano due, la maggiore età e i pregressi in monoposto. Diciotto anni li deve compiere a settembre, viene da una sola stagione in monoposto.

Non è retroattiva la legge, per cui al figlio di Jos la Toro Rosso non la toglie nessuno. Ma virtualmente baby Verstappen non è in linea con la nuova filosofia che il paddock sposa in pieno.

Per esempio Luca Filippi su Twitter approva il no ai minorenni: “Giusto, anzi io direi minimo 20 anni. Ancora più importante è che siano severi a dare la superlicenza. Anche Hamilton, Vettel o Kubica erano dei fenomeni a 17 anni, non meno di Verstappen, ma fare a gomitate qualche anno in più è stato giusto”. Ad agosto Bianchi già diceva: “Io non credo che sarei stato pronto per la Formula 1 a 17 anni. Ero in Formula Renault e facevo degli errori lì, figuriamoci in Formula 1″.

A spingere verso la ridefinizione saggia dei criteri per il debutto nella massima serie è anche il rapporto ufficiale sull’incidente a Bianchi, perché la commissione d’inchiesta lascia intendere che la velocità non fosse moderata malgrado il regime di doppia bandiera gialla alla Dunlop. Perciò scrive: “I piloti che acquisiscono per la prima volta la superlicenza dovrebbero sostenere un corso per familiarizzare con le procedure di sicurezza che si usano in Formula 1 e dovrebbero superare un test per assicurare di conoscere le regole fondamentali”. Il che non è molto lontano dal quizzone a risposta multipla che voleva Mosley negli anni Novanta.

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