Vento e amnesia, macché! Parla Alonso, smentisce la squadra e la stampa spazzatura

venerdì 27 marzo 2015 · Dal paddock
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L’aspettavano in conferenza stampa, aveva tutti i riflettori puntati addosso. Fernando Alonso in Malesia torna in pista dopo l’incidente ai test di Barcellona, l’episodio su cui troppo s’è detto e poco s’è chiarito. Lui un’idea sulle cause se l’è fatta: “Un problema allo sterzo mentre facevo la curva 3. Lo sterzo si è bloccato verso destra, sono andato a muro, ho frenato all’ultimo momento, ho scalato dalla quinta alla terza”.

È il rallentamento di cui parlava Vettel, “una manovra strana” anziché un cambio di direzione repentino. Però nei dati della centralina l’anomalia allo sterzo non si vede: “Non abbiamo tutte le informazioni su questo aspetto. I dati che registriamo in quest’area non sono il massimo“. Non è un caso che adesso la McLaren abbia fatto modificare la sensoristica che acquisisce il comportamento dello sterzo.

Alonso perciò è fermo: il vento non c’entra. La versione ufficiale della McLaren insomma fa acqua: “Hanno messo in mezzo la teoria del vento, ma ovviamente questo non è stato d’aiuto”. Piuttosto: “Mi pare chiaro che c’è stato un problema alla macchina, anche se i dati in questo momento non lo trovano”.

L’altro punto controverso sono certe indiscrezioni infondate che la stampa spagnola strillava all’inizio di marzo e che i media di tutto il mondo rilanciavano, voci secondo cui Alonso dopo l’impatto s’era svegliato con un buco di memoria di almeno dieci anni: “Mi ricordo tutto. Mi ricordo che c’era il sole, mi ricordo le modifiche che abbiamo fatto al set up, mi ricordo i tempi sul giro. Avevo Vettel davanti alla curva 3, poi lui ha tagliato la chicane e mi ha dato strada. Quello che non ricordo è il periodo in ospedale tra le 2 e le 6, qualcosa del genere, ma è dovuto al trattamento che mi hanno dovuto fare. Comunque un fatto normale. Non mi sono svegliato nel 1995, non mi sono svegliato parlando italiano, né ho detto tutte quelle cose che avete letto”.

Resta il fatto che la pausa dalla pista s’è protratta per un mese e ha determinato pure l’assenza in Australia, con tempi di riabilitazione più lunghi rispetto a quelli che un impatto del genere solitamente impone. La conferma indiretta che l’incidente di Alonso resta un caso con troppe zone d’ombra su cui anche la Fia sta cercando di fare luce.

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