
E la Grecia ci crede (ancora): resta in piedi il sogno della Formula 1 a Drapetsona
domenica 30 agosto 2015 · Esclusive
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Era il 2012, in Grecia prendeva forma quel progetto grandioso che prima o poi ogni governo accarezza. Gran Premio di Formula 1. Poi il paese è sprofondato nella crisi. Economica, culturale e politica. Di quella bozza, un circuito stradale a Drapetsona, non s’è più parlato. Ma l’idea non è mai morta. F1WEB.it l’ha saputo direttamente da chi quel progetto l’ha confezionato e pianificato, Athanassios Papatheodorou, architetto nonché amministratore delegato di Dielpis Formula 1, la società che conta di portare un giorno la massima serie nella terra dello spirito olimpico.
F1WEB.it: Concretamente, ne avete già parlato con Bernie Ecclestone?
Athanassios Papatheodorou: Con Ecclestone, il signore di questo sport, ci sono stati diversi meeting. Fin dal primo, in occasione della gara di Monaco nel 2012, abbiamo risposto alle sue domande e lui ha chiaramente affermato di sostenerci. Ci ha chiesto di soddisfare i suoi requisiti che all’epoca erano politici e legali. Da allora ci sono stati altri incontri privati e continui scambi di email. Ecclestone spesso ne ha anche parlato ai media, ha spiegato la forte volontà della Grecia, ha detto che ci sostiene e che molto dipende dalla nostra preparazione e dalla nostra pianificazione.
F1WEB.it: E la Fia?
AP: Abbiamo informato Jean Todt già a dicembre del 2011. Lui è subito diventato un sostenitore della proposta e ha inoltrato la richiesta allo staff tecnico della Fia affinché la valutasse.
F1WEB.it: Per il progetto avete consultato altri paesi che già ospitano la Formula 1?
AP: Prima di tutto abbiamo fatto riferimento alle specifiche interne della Fia e poi abbiamo tenuto conto delle tendenze degli anni recenti. Siamo stati più volte alle gare di Formula 1 negli altri paesi. Era un’opportunità per valutare le condizioni ideali per le strutture, per una pista sicura e per gli spettatori con una serie di eventi paralleli oltre alle competizioni. Perciò ci siamo anche preoccupati delle televisioni che probabilmente rappresentano l’ingrediente più importante per il successo economico dell’evento.