Volkswagen, che frode! Il software taroccava le emissioni. E ora Red Bull s’allontana

martedì 22 settembre 2015 · Fuori tema
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Sono i giorni delicati in cui Wolkswagen che controlla il marchio dell’Audi deve tirare le fila per deliberare il debutto in Formula 1, forse attraverso una quota di maggioranza in Red Bull che cerca un partner per soppiantare Renault. L’idea pare sia quella di spostare il marchio dei quattro cerchi dai prototipi alla Formula 1, chiudere pure con il Dtm in Germania. Praticamente per l’Audi la massima serie può diventare l’unico palcoscenico agonistico internazionale.

Una mossa drastica insomma, perciò più volte in passato non s’è concretizzata e ha bisogno dell’approvazione del consiglio d’amministrazione. Che adesso comunque ha un nodo più serio da sciogliere, una tegola che arriva dall’America con implicazioni commerciali, finanziarie e politiche di portata impressionante, un passo falso che secondo il New York Times può comportare sanzioni fino a 18 miliardi di dollari. Suppergiù, l’utile di un anno. 

L’accusa è gravissima, i modelli diesel che Volkswagen e Audi hanno venduto negli States sfruttano un software che permette di aggirare i controlli per le emissioni inquinanti. In pratica la centralina grazie a un algoritmo dedicato è in grado di rilevare autonomamente se la macchina è sotto esame, quindi modifica il funzionamento del motore e lo porta sotto la soglia critica delle emissioni di monossido di azoto. Finito il test, ripristina le condizioni precedenti e su strada l’auto arriva a inquinare anche 40 volte di più.

L’amministrazione di Obama parla attraverso l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, l’Epa. Fa sapere che la questione è serissima: “Montare su una macchina un impianto di manipolazione della centralina per eludere gli standard di aria pulita è illegale oltre che una minaccia per la salute pubblica”.

La borsa di Francoforte ha già reagito: Volkswagen ha perso il 22%, è piombata al minimo da tre anni a questa parte, ha bruciato qualcosa come 20 miliardi di euro in poche ore.

Il gruppo di Wolfsburg adesso prova a collaborare: “Abbiamo ammesso davanti alle autorità”. Su ordine dell’Epa ha dovuto sospendere le vendite e richiamare 500 mila vetture vendute negli States dal 2009 in poi: Jetta, Beetle, Golf e Passat per il marchio principale, ma nella lista c’è anche l’A3 dell’Audi. L’altro provvedimento interno è l’avvio di un’inchiesta indipendente per chiarire i contorni della vicenda, l’annuncia direttamente il boss, quel Martin Winterkorn che è reduce vincente dalla lotta di potere contro Ferdinand Piech: “Faremo tutto il possibile per recuperare la fiducia che abbiamo perso. Quanto accaduto ha la massima priorità per me e per tutto il direttivo”.

Il sospetto è che le manipolazioni della casa del maggiolino si estendano anche ai modelli sul mercato tedesco. Tant’è che il governo di Berlino ha già indicato di “aspettare informazioni adeguate” e che a breve “sono previsti colloqui” con Winterkorn.

È un terremoto, “un brutto incidente, una brutta storia che – teme il vice cancelliere, Sigmar Gabriel – può intaccare la reputazione dell’industria dell’auto tedesca, un clamoroso inganno ai danni dei consumatori”. Una faccenda più seria della pianificazione sportiva e della partnership con Red Bull.

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