L’incidente di Carlos Sainz a Sochi, non erano a posto le barriere che l’hanno sepolto

sabato 10 ottobre 2015 · Gran Premi
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Sono durate quasi venti minuti le manovre dei commissari e del personale del centro medico per estrarre Carlos Sainz dalla Toro Rosso dopo lo schianto alla curva 13 nelle prove libere di sabato mattina. Un incidente preoccupante, “scioccante” secondo Sebastian Vettel, “sconcertante” secondo Rob Smedley. Non tanto per le conseguenze perché Sainz alla fine non s’è rotto niente e sta meglio di prima. Piuttosto, per la dinamica e la reazione delle barriere.

La Toro Rosso praticamente s’è infilata sotto le protezioni, materialmente è rimasta sepolta. Osservava Vettel: “Le barriere si sono comportate in modo totalmente diverso rispetto a quello che abbiamo visto nell’incidente di Max Verstappen a Monaco, per cui bisogna capire esattamente cos’è che andato storto”.

Le barriere in entrambi i casi sono quelle di nuova generazione, a blocchi in schiuma di polietilene con anima di metallo. Più sicure, ma anche più veloci da accomodare a valle di un incidente serio. Le produce un’azienda francese, Technic Protection International. A cui F1WEB.it aveva chiesto dettagli in esclusiva nel 2011.

Nei punti più pericolosi le usano quasi tutti i circuiti del mondiale, per esempio Sochi alla curva 13 e Montecarlo alla curva di Santa Devota, appunto. Dove Verstappen era andato a sbattere di muso dopo un clamoroso errore di valutazione nel sorpasso a Grosjean.

Sono confrontabili le velocità e gli angoli d’impatto, la funzione di sicurezza passiva le barriere l’hanno assolta comunque in pieno. A Montecarlo però la Toro Rosso s’era conficcata nel polietilene, a Sochi c’è finita sotto: “E invece l’idea – annota Vettel – è che non dovrebbero mai finirti in testa” perché per quanto leggere sono un ostacolo.

L’impressione è che dov’è andato a sbattere Sainz le quattro file di blocchi non fossero disposte come a Montecarlo e non fossero correttamente vincolate tra loro. Una leggerezza, la seconda del weekend del Gran Premio di Russia, dopo il mezzo di servizio che venerdì ha orinato gasolio dopo la curva 8.

Verstappen anticipa che nel prossimo meeting se ne parlerà direttamente con Whiting, poi affronta la domanda tecnica, quella sulle cause dell’uscita di Sainz. E tira in ballo il drs, “perché quello è un punto in cui cerchi di tenerlo aperto più a lungo possibile, diventa complicata la frenata e puoi bloccare l’anteriore“. Proprio quello che è successo a Sainz.

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