Non è uno sport per donne: si ferma anche Susie Wolff

giovedì 5 novembre 2015 · Dal paddock
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Non è uno sport per donne e non l’è mai stato. Ma si stava muovendo qualcosa e pareva che i tempi fossero maturi per il debutto di una ragazza che non facesse solo marketing. Poi il destino ha ucciso Maria de Villota, la Sauber ha scaricato Simona De Silvestro e improvvisamente il cerchio delle quote rosa s’è ristretto. Tolta Carmen Jorda che alla Lotus fa prevalentemente pubbliche relazioni, era rimasta lei: Susie Wolff.

A curriculum: quattro sessioni ufficiali di prove, due nel 2014 e due quest’anno, più i test invernali a marzo. Per la cronaca, a Barcellona con incidente.

Adesso la signora Wolff, nata Stoddart, fa sapere che corse e motori dall’anno prossimo non sono più il suo mondo: “Chiudo questo capitolo, ci sono altre sfide in futuro”.

Un bimbo, forse. Comunque non è una resa: “Alla fine – diceva tre anni fa in intervista per F1WEB.it – è difficile raggiungere la Formula 1 per qualsiasi pilota, indipendentemente dal sesso”.

Lo ribadisce oggi sul blog dell’Huffington Post: “Penso che la Formula 1 sia pronta per avere una donna competitiva. Come donna, penso sia possibile. Succederà presto? No. Purtroppo no. I problemi sono due, non ci sono molte ragazze che fanno kart da giovani e non c’è un modello di riferimento. A volte per credere in qualcosa devi vederla”.

Se non altro, è stato bello provarci. Illudersi che il paddock non fosse quell’ambiente fortemente maschilista dove Perez a Silverstone l’anno scorso l’ha accolta con una battutaccia da bar: “Farebbe meglio a stare in cucina”.

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