Reclamo sì, reclamo no: che commedia la protesta della Mercedes contro Verstappen a Suzuka

lunedì 10 ottobre 2016 · Gran Premi
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I fatti più interessanti a Suzuka si sono giocati dietro le quinte, nei rapporti con la stampa che certe squadre ancora non sanno maneggiare nell’era della comunicazione globale. Per dire: la Ferrari sabato ha davuto rettificare un’intervista di Arrivabene, Hamilton venerdì s’è preso un cazziatone per l’atteggiamento da bimbominkia in conferenza stampa, poi con immaturità ha disertato l’incontro coi giornalisti venerdì sera.

Il caso più comico comunque è di domenica pomeriggio, tocca un’altra volta lui e soprattutto la Mercedes per quella gestione goffa e maldestra in merito alla possibilità di chiedere l’intervento dei commissari a proposito della difesa estrema di Verstappen su Hamilton alla chicane.

La Fia di sua volontà l’inchiesta non l’ha mai aperta, per quanto in cattedra a Suzuka ci fosse Emanuele Pirro che proprio dolcissimo non è. La Mercedes allora un’ora dopo la corsa scrive alla direzione gara per chiedere un’audizione delle parti, fatto sta che né Hamilton né Verstappen sono reperibili, per cui la Fia fa slittare la discussione ad Austin.

Hamilton invece alle 12:56, quando da oltre un’ora sono già online tanto la notifica del reclamo quanto la comunicazione dell’udienza per Austin, su Twitter scrive un post di fuoco, in cui nega che il team abbia presentato ricorso e soprattutto parla di “un idiota” che ha messo in giro la notizia:

There is no protest from either myself or Mercedes. One idiot said we have but it’s not true. Max drove well, end of. We move on.

Un minuto dopo, quando scopre – probabilmente attraverso l’ufficio stampa o magari proprio attraverso Twitter – che la protesta c’è davvero, Hamilton cancella il tweet, ne scrive un altro e clamorosamente si dissocia dall’azione della squadra:

There is no protest from myself. Just heard the team had but I told them it is not what we do. We are champions, we move on. End of!

Passano esattamente 10 minuti e la Fom, via Twitter, anticipa che la Mercedes ha ritirato l’appello. Ma non c’entra, riferisce un portavoce della stella a tre punte, la volontà di Hamilton. Piuttosto la necessità di “scrivere un risultato definitivo” senza lasciare la classifica sub iudice per due settimane. Insomma un pastrocchio di comunicazione senza precedenti. E l’impressione che i campioni del mondo non siano altrettanto campioni nella gestione delle pubbliche relazioni.

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