Le peggiori leggende metropolitane che vi hanno raccontato sulla storia della Formula 1

venerdì 27 gennaio 2017 · Amarcord
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Diceva Enzo Ferrari che “la storia si fa con molta fantasia e un pizzico di verità“. È un po’ quello che spiega Gola Profonda all’agente Mulder di X-Files: “Una bugia è più credibile quando si nasconde tra due verità”. Le cronache della Formula 1 celano menzogne insospettabili, leggende metropolitane che abitudine e pigrizia hanno innalzato a verità conclamate. Qualche esempio.

L’origine delle frecce d’argento

Alfred Neubauer, lo storico direttore sportivo della Mercedes, nel 1934 all’Adac Eifelrennen del Nurburgring ordina di scrostare la vernice bianca dalle W25 che sono sovrappeso di un chilo, 751 anziché 750. Affiora l’alluminio della scocca che diventa un segno distintivo. Ma c’è il dubbio che quella storia sia tutta una bufala: non esistono immagini a riprova che le macchine siano mai state bianche; oltretutto la corsa adotta le regole della Formula Libre, senza limiti di peso.

La nascita di Enzo Ferrari

Il 18 febbraio del 1898 a Modena la neve blocca le strade, la nascita di Enzo Ferrari viene registrata con due giorni di ritardo. Fin qui quello che svela lui stesso. La notizia della nevicata però non trova riscontro nelle osservazioni meteorologiche, né quel giorno né in tutto il mese di febbraio.

La fedeltà della Ferrari alla Formula 1

A Maranello è motivo di vanto, la Ferrari c’è sempre stata dal 1950. Tutte le stagioni, ma non tutte le gare. Per esempio a Silverstone al debutto della Formula 1 nel 1950 la Scuderia non c’è perché non concorda sui premi di partecipazione. Praticamente fa già storie sui soldi. Salta anche diverse corse negli anni Sessanta per gli scioperi sindacali che bloccano la preparazione delle macchine. O per lutti: Watkins Glen nel 1961 dopo la tragedia di von Trips, Montecarlo nel 1968 a un anno dal rogo di Bandini, Zolder nel 1982 all’indomani della scomparsa di Villeneuve. La lista completa delle assenze è su yaf1blog.

Scheletri nell’armadio

Ai test di Jacarepagua, Ricardo Londono nel 1981 non passa l’esame per la superlicenza. Secondo la Fisa è troppo lento per gli standard della Formula 1. In verità nessuno vuole grane quando si scopre che corre coi soldi dei narcotrafficanti. Che in un regolamento di conti lo crivellano di colpi nel 2009 in Colombia.

Il pilota con la carriera più corta

Per diversi almanacchi di riferimento, la carriera più corta è quella di Marco Apicella, un solo Gran Premio, ottocento metri tra la griglia e la prima variante a Monza nel 1993 dove la sua Jordan si scontra con la Sauber di Lehto. Il record ignobile invece è di Ernst Loof, con una Veritas fa due metri appena al Nurburgring nel 1953 per il guasto della pompa della benzina.

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