La Formula E sbarca a Roma: la genesi di un progetto politico condiviso che parte da lontano

lunedì 24 aprile 2017 · Politica
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Arriva la Formula E dove non arriva la Formula 1. C’è un innesto prestigioso nel campionato elettrico della Fia, Roma dall’anno prossimo, “un evento – scrive il Campidoglio – da svolgersi con cadenza annuale per il triennio 2018-2020”.

Si tratta della formalizzazione di un progetto che parte da lontano, che all’inizio puntava alla massima serie dei motori e poi per ragioni politiche e finanziarie ha trovato una serie di ostacoli che ne hanno determinato una rimodulazione nella direzione dell’elettrico.

La prima proposta concreta è del 2009, l’avanza Maurizio Flammini all’amministrazione di Gianni Alemanno, si parla di mettere in piedi quel Gran Premio di Formula 1 a Roma che 25 anni prima già immaginava Enzo Ferrari. La pianificazione è spedita, Flammini nel 2010 assicura che la gara “si farà al 100 per cento”, l’Aci dà via libera e vota a favore in un clima di intrallazzi politici, sulla televisione di stato inizia a passare lo spot di Roma Formula Futuro, “un programma di grandi eventi di arte, cultura, scienza, musica, danza e sport”. Insomma il Gran Premio s’ha da fare.

Invece presto dietro le quinte si innesca quello scontro furioso con Monza per l’esclusiva sulla Formula 1. Finisce che Ecclestone – su pressione delle squadre, Ferrari in primis attraverso Montezemolo – mette il vincolo a una sola gara per nazione. E così Roma rinuncia, si concentra sulla candidatura ai Giochi Olimpici del 2020. Tra parentesi, alla fine salta pure quella.

Alemanno allora ripiega sulla Formula E: è il 29 novembre del 2012 quando Todt per conto della Fia, Agag per conto di Formula E Holdings arrivano nella capitale per parlare di una tappa di un campionato che all’epoca nemmeno esiste ancora.

Stavolta ostacoli non se ne vedono, tant’è che Roma ottimisticamente fa girare un video promozionale di una monoposto elettrica davanti alle terme di Caracalla. Là dove dovrebbe venire il circuito. Invece l’amministrazione non tira le fila, l’Italia perde il posto in calendario a vantaggio di Hong Kong.

Passano altri tre anni, a novembre del 2016 una delegazione della Formula E torna a Roma, incontra la giunta di Virginia Raggi. La pista non è più ai fori: all’Eur piuttosto, cioè proprio dove Alemanno all’inizio pensava di portare la Formula 1, tra il colosseo quadrato e via Cristoforo Colombo.

Il cerchio questa volta si chiude, all’inizio di febbraio c’è l’incontro della stretta di mano, il 20 aprile il via libera del consiglio comunale. All’unanimità. A dimostrazione del significato politico trasversale che il tempo ha saputo conferire allo sport dei motori.

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