La caccia spietata ai tecnici di punta: la Cina ruba il personale agli altri per fondare una squadra

sabato 17 giugno 2017 · Mercato
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La Cina galoppa, in Europa fa shopping di grandi imprese, i miliardi di Pechino si allungano anche verso il circo dei motori. Indirettamente o direttamente.

È cinese dal 2015 il 51% di Pirelli, una cordata mista di cinesi e americani aveva cercato la scalata alla Formula 1 prima che la spuntasse Liberty Media, Auto Motor und Sport riporta che qualcuno “con finanziamenti cinesi” sta sondando il terreno per rubare personale ai team e fondare una nuova squadra.

Horner in Canada riferiva che a diversi uomini della Red Bull già è stato chiesto “se sarebbero interessati a lavorare per un nuovo team”.

E Brawn ammette che da quando la proprietà della Formula 1 è cambiata ha traccia di “almeno dieci manifestazioni d’interesse”, tutte subordinate alla modifica degli statuti che regolano la distribuzione dei proventi.

La prospettiva di cambiare i criteri di assegnazioni dei premi c’è, ma l’ultimo Patto della Concordia scade nel 2020, per cui per tre anni ancora resta tutto com’è.

Ad ogni modo, alla Fia non è pervenuta ancora nessuna richiesta ufficiale: il regolamento per tagliare fuori i perditempo prescrive un deposito cauzionale di 20 milioni di dollari e un business-plan che dimostri la sostenibilità del progetto su un orizzonte di cinque anni. Per non rischiare un’altra figuraccia come quella di USF1.

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