Vettel e l’incidente balordo con Stroll in Malesia: quella propensione pericolosa a cercare guai

lunedì 2 ottobre 2017 · Gran Premi
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Alla malasorte non ci ha mai creduto Enzo Ferrari, per quanto la iella di Chris Amon quasi l’avesse convinto del contrario. Non ci crede nemmeno Maurizio Arrivabene, perlomeno non ci credeva prima della Malesia. Già sabato diceva: “La sfortuna non esiste. Se esiste si sta impegnando con noi”. E doveva ancora vedere la corsa.

La Ferrari a Sepang perde ulteriormente terreno in classifica generale malgrado avesse oggettivamente la macchina per la doppietta: in qualifica il motore azzoppa Vettel, domenica lo stesso imprevisto impedisce la partenza di Raikkonen.

E i danni rischiano di protendersi oltre la tappa di Kuala Lumpur: in primo luogo perché restano da individuare le ragioni dietro le grane al motore, in secondo luogo perché va verificata la tenuta del cambio di Vettel dopo l’incidente balordo con Stroll nel giro di rientro ai box, la ciliegina su questa torta indigesta che è stata Sepang.

S’erano presi Schumacher e Albers a Shanghai nel 2005 nel giro di ricognizione. Stupida come dinamica pure quella, Michelone fa le curve come se fosse da solo, quell’altro arriva come un proiettile manco fosse in qualifica. Senza motivo. Del resto, non aveva motivo di cercare il sorpasso nemmeno Vettel su Stroll.

Alla fine secondo il giudizio della Fia le responsabilità vanno condivise. Come a Singapore nell’autoscontro alla partenza. Ma qui, ancora, quello che si gioca il mondiale è Vettel. Che anziché stare lontano dai guai se li va a cercare. Come a Singapore, ancora. Come a Baku, nella sportellata a Hamilton.

La sanzione la scampa un’altra volta, ma poteva starci. Soprattutto, adesso Seb rischia di buscarsi la retrocessione di cinque posti a Suzuka se il cambio non ha retto alla botta e va sostituito.

La Formula 1 nell’epoca dell’ibrido è una disciplina in cui la concatenazione delle variabili è più stretta che mai, il contraccolpo di certe cazzate può essere letale. Vettel la lezione ancora non l’ha imparata.

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