Il mondo senza social network

giovedì 28 dicembre 2017 · Mass media
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In una realtà parallela esiste un mondo senza social network, meno connesso, più romantico e più riservato. Dove si spediscono ancora lettere d’amore anziché emoji, dove non esiste il monitoraggio globale a cui ognuno inconsapevolmente ma orgogliosamente s’espone, dove Whatsapp non rompe la concentrazione in aula. Dove una testa di bimbominkia come Hamilton non fa danni e non fa clamore per le minchiate che dice.

Perché il punto è doppio: al di là della minchiata in sè, esiste la piaga della propagazione virale per cui la minchiata anziché scomparire serpeggia e s’espande attraverso i canali di condivisione.

Poi il discorso è ampio e complesso, c’è tutta una lista scientificamente elaborata sui disturbi da social nel nuovo millennio. Un dilemma esistenziale a varia misura, di ogni ordine e grado. Zygmunt Bauman e David Lyon in Sesto Potere la mettono in questi termini:

I social media sono un prodotto della frammentazione sociale, e viceversa sono lo strumento della modernità liquida che mira a distruggere quello che rimane delle reti e legami sociali.

Il mondo senza social è uno scenario lontanissimo e surreale che è difficile immaginare. Qualcuno l’ha fatto, s’è spinto anche oltre, niente social e niente internet, è l’esilarante odissea fantascientifica di Internet Apocalypse di Wayne Gladstone:

Nessuno aveva internet, da nessuna parte. E non sapevamo perché. (…) Quella sera andammo a dormire senza ricevere email, senza che gli status fossero aggiornati.

E milioni di uomini in tutto il mondo controllarono quello scompartimento segreto nella parete per vedere se i loro vecchi dvd di Jenna Jameson fossero ancora lì per la buonanotte.

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