Alonso a quota 300 presenze in Formula 1: le gare migliori… e quelle peggiori

mercoledì 13 giugno 2018 · Amarcord
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Ha guidato macchine stellari, che l’hanno portato a vincere e sfiorare il mondiale, ma pure macchine mediocri come la Minardi degli esordi e la McLaren di oggi. Alla Bbc dice: “Sono uno dei migliori che abbia mai corso in Formula 1”. Alonso a Montreal marcava la presenza numero 300, davanti a lui le statistiche danno solo Button, Schumacher e Barrichello. Queste in sintesi le perle (e gli sbagli) da amarcord.

Interlagos 2003. Sottovaluta le segnalazioni dei commissari dopo l’incidente di Webber, prende in pieno una gomma, piomba diritto sulle barriere e fa esporre la bandiera rossa. La classifica lo vede terzo, lui va in ospedale anziché sul podio.

Monte Carlo 2004. Va a muro nel tunnel mentre doppia Ralf Schumacher, urla e inveisce. Mentre Trulli sulla macchina gemella conquista l’unica vittoria della carriera.

Sepang 2005. È il primo spagnolo in testa al mondiale: “Nel mio paese c’è gente che trema o piange quando mi vede. Li capisco, è quello che provavo io per Miguel Indurain”. Prima di lui la Spagna dei motori è solo rally e moto, sono 11 appena i connazionali in Formula 1, nessuno vincente.

Imola 2005. Ferma la rimonta prodigiosa di Schumacher, conquista la terza vittoria su quattro corse. L’anno dopo a parti invertite è lui a inchinarsi nel confronto diretto col kaiser.

Budapest 2007. È la corsa delle tensioni estreme con Hamilton che in qualifica lo passa in uscita dai box, contro la volontà della squadra. Al cambio gomme il team ristabilisce la disciplina, trattiene Alonso sulla piazzola in modo da lasciare Hamilton in coda e levargli un tentativo. I commissari intravedono una violazione del codice sportivo, negano al team i punti del Gran Premio, tolgono la pole ad Alonso che finisce in P6. Hamilton scala in testa. Lui, che ha disobbedito e domenica vince pure.

Fuji 2007. Sbatte sotto la pioggia alla R100, in retrospettiva è l’errore che gli costa il terzo mondiale consecutivo.

Singapore 2008. Parte quindicesimo e vince. Un anno dopo salta fuori che l’incidente di Piquet, che l’ha favorito con la neutralizzazione per l’ingresso della safety car, è preparato scientificamente a tavolino dalla squadra. Esplode il crash-gate, Renault perde gli sponsor, il risultato non viene cancellato, Alonso è giudicato estraneo ai fatti.

Abu Dhabi 2010. La Ferrari fa un doloroso autogol quando sceglie di marcare Webber, anticipa la sosta di Alonso che resta bloccato per tutta la corsa dietro a Petrov e si fa recuperare 15 punti da Vettel.

Silverstone 2011. Nel mezzo della burrasca sul divieto del soffiaggio caldo nei diffusori, dà alla Ferrari l’unica vittoria dell’anno, le altre coppe se le spartiscono Red Bull e McLaren.

Valencia 2012. Trionfa partendo undicesimo, guida il campionato al giro di boa. Anche perché la Red Bull entra nell’incubo degli alternatori, una persecuzione che mina il mondiale.

Melbourne 2016. Esce illeso da un incidente impressionante, picchia nel retrotreno di Gutierrez, sbatte contro il muretto, deraglia nella via di fuga e fa due capriole complete. Esce dai rottami sulle sue gambe, ma la Fia dopo i controlli medici lo blocca per un Gran Premio.

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