Ferrari, nessun upgrade in Canada: l’infausto declino dell’auto che esaltò Vettel “alla prima staccata”

martedì 4 giugno 2019 · Dal paddock
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Il mondiale avanza spedito e racconta una storia già scritta e già sentita. Mercedes a Monte Carlo s’è fatta male da sola e s’è fumata la sesta doppietta di fila, causa imprecisione di Hamilton alla ripartenza dal pit stop. Ma sulla carta, la stella di Stoccarda resta il termine di paragone impossibile. Anche al Gran Premio del Canada, dove non ci sono aggiornamenti sulla SF90, né la Ferrari pianifica di portarne nel breve termine.

È questo, in sintesi estrema, il quadro drammatico che viene fuori dalle ammissioni, sempre sincere e sempre tristissime, da parte di Mattia Binotto mentre la Scuderia si imbarca per Montreal. Dall’intervista per ESPN:

We know we’re not competitive enough right now and, for the time being we haven’t got any more changes coming on the car that will have a significant effect on the problems we have encountered since the start of the season.

Allo stato attuale, resta la gestione delle gomme il nodo critico. Ma la rossa ha problemi anche altrove. Sempre Binotto:

No doubt it is depending on how the tyres are working and what is required, and so overall it’s an interaction between the aero itself, suspension no doubt, because how you balance your aero through the corner, and overall it’s the full package. So, we’ve got a car that is overall efficient, but lacking in some certainly peak of downforce.

Di qui un pensiero che un po’ alla volta s’è fatto largo nel reparto tecnico, la necessità di ripensare il concetto globale di una macchina che evidentemente e clamorosamente non ha margini di sviluppo dopo appena un terzo di campionato:

That’s what we call concepts. So while we are developing our car step-by-step, now I think it’s time to question ourselves if we need to look for different overall targets how to achieve the final performance.

Infausto declino di un’auto che partiva con ambizioni altissime e dettagli minuziosi, tipo “la vernice opaca che riduce il peso complessivo”, che rappresenta “il meglio dell’Italia” secondo Elkann e invece se la gioca per il giro veloce in gara quando va bene. Di questa rossa tanto celebrata eppure tanto storta, Franco Nugnes a marzo sulla versione italiana di Motorsport, amplificando un sentimento di entusiasmo già sovraeccitato, scriveva:

Vettel ha capito alla prima staccata del filming day che la SF90 è giusta. Il tedesco si è entusiasmato quando ha scoperto che la Rossa si esalta in frenata. Sebastian ha trovato una Ferrari che gli permette di valorizzare il suo stile di guida. E il quattro volte campione del mondo ha capito dai primi metri a Barcellona che potrebbe essere il suo anno.

Grottesche boutade già a leggerle all’epoca, dolorose illusioni a rileggerle oggi di fianco alla presa di coscienza del direttore tecnico.

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