Ferrari fallisce il riesame sul Canada: quella lezione mai imparata sul diritto di replica

venerdì 21 giugno 2019 · Regolamenti
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Esce alle 16:25 del primo giorno d’estate, con la Formula 1 nel paddock a Le Castellet, il documento della Fia che chiude una volta per tutte la questione sul Canada, giudica irrilevante il materiale che la Ferrari porta al riesame e sancisce l’ordine d’arrivo di Montreal, la vittoria di Hamilton con la retrocessione di Vettel per il fuoripista e l’azione di rientro.

Maranello l’ultima carta se l’è voluta giocare sotto una forma giuridica che non rappresenta la prassi, il 12 giugno ha lasciato cadere il ricorso – che aveva zero possibilità di venire accolto, dal momento che le penalità sul tempo, applicate in gara, non sono appellabili – e s’è spostata sull’istanza di revisione che il regolamento consente sulla base di “significativo e rilevante elemento di novità”.

Questa del diritto di replica è una questione che mette dei presupposti chiarissimi, c’è bisogno di una serie di indizi che la Federazione prima di tutto deve reputare ammissibili e poi, in secondo momento, passare in rassegna per valutare eventualmente una rettifica. E c’è sempre il rischio dello scivolone.

È già successo e la lezione non è servita: il precedente risale al 2016, la parte in causa è sempre Vettel che perde il podio in Messico a vantaggio di Ricciardo quando viene applicata per la prima volta la nuova direttiva sulla condotta in difesa, un giro di vite che proprio Vettel aveva preteso a gran voce dalla Fia.

Il parallelo col riesame di allora è sconcertante: all’epoca Maurizio Arrivabene sbandiera alla stampa l’esistenza di nuove prove che poi il collegio dei commissari immediatamente rigetta perché nuove prove non sono. Stavolta in conferenza stampa per il Cavallino ci va Laurent Mekies – ex Fia, tra l’altro – e preannuncia “prove schiaccianti” a favore di Vettel:

In the aftermath of the Grand Prix of Canada we had access to new evidence. We looked at them and for these reasons we have requested the FIA a review because we believe this evidence quite overwhelming when it comes to establishing Sebastian did not breach any regulations.

Tempo quattro ore e l’orgasmo si smonta, la Fia archivia perché la Ferrari al riesame porta fuffa e nient’altro. Nello specifico: da una parte elementi che i giudici già hanno avuto in mano a Montreal, la telemetria, le immagini delle telecamere off-board e on-board, i dati del gps e la testimonianza di Vettel; dall’altra, elementi nuovi, ma irrilevanti come le riprese delle telecamera frontale sul cockpit che dicono quanto già evidente da altre acquisizioni.

Soprattutto, il punto emblematico che dà la misura di una strategia difensiva inconsistente e approssimata è il fatto che negli allegati coi quali la Ferrari immaginava di riprendersi la vittoria di Montreal c’è una registrazione di un’analisi di Karun Chandhok per Sky UK. La Fia in merito è glaciale: “Si tratta di un’opinione personale di una terza parte”.

Finisce come in Messico nel 2016, in aula Binotto come Arrivabene si busca una sconfitta penosa e meritata. Vettel chiaramente la prende malissimo: “Il regolamento andrebbe bruciato”, Binotto parla poco e non replica. Mentre la pista dopo le libere anche in Francia racconta di una Ferrari che non regge il passo della Mercedes.

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