Quando l’identità vince sullo sponsor. E quando no

domenica 7 marzo 2021 · Fuori tema
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Doveva essere rosa per volontà di BWT come già Racing Point, invece la prima Aston Martin della gestione della famiglia Stroll è verde, verde da corsa britannico, nel rispetto del vecchio schema convenzionale dei colori nazionali per le auto da competizione ai primi del Novecento, quando per l’Inghilterra s’era scelta la tinta tipica delle locomotive e dei macchinari industriali.

Per il 2021 fa una scelta nella direzione della storia e della nazione pure l’Alpine, in blu istituzionale con strisciate di bianco e rosso per richiamare il tricolore: “Nuova livrea e nuova direzione”.

È l’identità che vince sullo sponsor. E non è la prassi in Formula 1, soprattutto nelle file più arretrate dello schieramento. Dove l’Haas infatti si piega al nuovo finanziatore, l’industria di fertilizzanti del papà di Mazepin.

Colori russi su un’auto americana, sarebbe un segnale di distensione politica clamoroso e rassicurante se dietro non ci fossero ragioni puramente e vergognosamente commerciali.

Che tra l’altro aprono un caso internazionale, perché sulla livrea si compone inequivocabilmente la bandiera russa, quando invece agli atleti di passaporto russo è vietato esporla per le ripercussioni dello scandalo sul doping di stato.

Non è affare diretto della Fia. Dell’agenzia internazionale per l’antidoping sì: “Ce ne stiamo occupando”.

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