Quella prima volta a Sepang nel 1999: il ritorno di Schumacher… a fare il gregario di Irvine

domenica 17 ottobre 2021 · Amarcord
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Il prologo risale a marzo, la Malesia inaugura Sepang: è il primo autodromo completo di Hermann Tilke che fissa il nuovo standard per i circuiti del mondiale, spazi immensi, un’area totale di 70 mila metri quadrati, vie di fuga infinite, ondulazioni da otto volante, fra il punto più basso e quello più alto c’è un dislivello di 22 metri, le tribune centrali richiamano le palme giganti.

Presenziano Irvine e Hakkinen, si sperticano in complimenti da ufficio stampa. Non può ancora pronosticarlo nessuno, ma il mondiale da lì a sette mesi, in quello scenario, arrivano a giorcarselo loro.

Loro e non Schumacher, perché Silverstone a luglio impone una deviazione al corso della carriera del barone rosso e, giocoforza, a Todt di puntare su Irvine per un titolo che alla Ferrari manca da vent’anni.

Schumacher resta fuori tutta l’estate e oltre, si ristabilisce a due gare dalle fine, rientra il 17 ottobre: Gran Premio di Malesia, appunto. Dove Hakkinen guida la classifica per 2 punti su Irvine. La consegna è chiarissima: a Irvine serve una spalla, uno scudiero, un maggiordomo, un gregario, tutto quello che Schumi non è mai stato e adesso accetta di essere. Aziendalista fino in fondo.

Gli dà strada due volte e gli lascia generosamente la vittoria. La battuta di Irvine in conferenza stampa:

Michael basically did the hard work for me. This guy is depressing, not only is he the best number one, he’s also the best number two!

Ma il dopo gara è movimentato, le Ferrari sono estromesse dall’ordine d’arrivo per 10 millimetri d’irregolarità dei deflettori. Todt rassegna le dimissioni, Montezemolo le respinge. In appello, a tempo record, la Fia rilegge le misure e ritratta la squalifica, cita un intervallo di tolleranza che in Malesia pare fosse sfuggito; di fatto, preserva il pathos del campionato e rinvia l’assegnazione dei titoli all’ultima corsa. Dennis non è indulgente: “Vogliamo tutti una gara esaltante in Giappone, ma la McLaren paga un prezzo troppo alto”.

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