Silenzi, orgoglio e dispetti: quelle avvisaglie di guerra fra il vecchio campione e il nuovo presidente

sabato 15 gennaio 2022 · Politica
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Sparito, letteralmente, dai social network e dalla circolazione con l’unica eccezione della cerimonia per il conferimento del titolo di baronetto al castello di Windsor. Sulla latitanza di Hamilton, le parole di Wolff:

We are all wavering in emotions and Lewis most of all. You lose faith because you can’t understand what has just happened. The silence is there, he simply lacks words.

Hamilton osserva un periodo di isolamento e silenzio lunghissimo dopo l’epilogo di Abu Dhabi, aspetta che la Fia pubblichi le risposte dell’inchiesta che ha promesso. O meglio, che ha promesso Todt prima di lasciare.

Perché nel frattempo la Federazione il 17 dicembre ha votato il nuovo presidente, la poltrona di Todt – che non poteva ripresentarsi dopo il terzo mandato – è andata con il 62% delle preferenze a Mohammed ben Sulayem: emiratense, 60 anni, ex pilota di rally, è quello che Mosley già nel 2010 aveva individuato per rovesciare la presidenza e che nel 2009 aveva svelato certi retroscena sulla condanna di Briatore per il crashgate di Singapore.

Fonti della Fia riferiscono che lui e Hamilton si sono sentiti, privatamente via sms, per ricucire un rapporto che pubblicamente è già partito malissimo, dal momento che fra le assenze di Hamilton pesa quella del 16 dicembre al gala della Fia per le premiazioni di rito, alle quali è tenuto a partecipare da regolamento. È una questione di orgoglio e rispetto delle istituzioni, il presidente dice: “Se c’è stata una violazione, non si può perdonare”.

È presto per inquadrare una nuova guerra di vertice come fu tra Senna e Balestre dopo i fatti di Suzuka dell’89. Ma a mettere in fila gli indizi quest’è, una corsa all’armamento nucleare che non fa bene a nessuno, fra il pilota più carismatico del parterre e la punta dell’organo di controllo del campionato.

Sempre che Hamilton scelga davvero di restare. La Mercedes smentisce che la testa di Masi sia una condizione, Wolff su tutto il resto si tiene strategicamente abbottonato. E l’uscita del re nero è una prospettiva realistica che nel quadro commerciale di Liberty Media può determinare più ripercussioni dello scempio di Abu Dhabi. La ipotizza anche Ecclestone: “Vedrete, si metterà a fare l’imprenditore nella moda, è un suo sogno”.

Di qui il dispetto di Sulayem, prorogare la divulgazione dell’esito dell’inchiesta interna fino a metà febbraio e l’approvazione del rapporto ulteriormente fino alla seduta del Consiglio Mondiale di venerdì 18 marzo, cioè il giorno delle prove libere del Bahrain che apre il nuovo mondiale. Di fatto, un modo come un altro per tenere in scacco Hamilton e la squadra fino all’ultimo.

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