Che fine ha fatto Philip Morris a Maranello: perché la Ferrari del 2022 rinuncia a Mission Winnow

venerdì 18 febbraio 2022 · Fuori tema
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La faccia di Carlos Sainz riporta Banco Santander sulla scocca della Ferrari, come ai tempi di Fernando Alonso e cioè prima della scomparsa di Emilio Botin. È un passaggio chiave per la Scuderia, perché non è chiaro quali forme precise abbia preso nel 2022 una delle associazioni promozionali più longeve e munifiche della Formula 1, quella fra il cavallino rampante e Philip Morris.

A novembre, sentito da Racefans in conferenza stampa al Gran Premio di San Paolo, Mattia Binotto anticipava: “Stiamo ancora discutendo, è probabile che Philip Morris resti, non come title sponsor comunque”. Tant’è che nella nuova lista degli iscritti dopo la ratifica del 7 dicembre, il colosso americano già era scomparso dalla denominazione ufficiale del team, che da Scuderia Ferrari Mission Winnow diventa solo e semplicemente Scuderia Ferrari.

Restava da sciogliere un nodo non minore, quello dei loghi sulla carrozzeria. L’ha sciolto la presentazione ufficiale: nessuna traccia, né sull’auto né sulle divise, almeno apparentemente, del vecchio sodalizio. Del resto, da quando a livello internazionale vengono adottate leggi severissime sulla sponsorizzazione dei prodotti del tabacco, collocare certi marchi nei Gran Premi e negli eventi sportivi in generale non è automatico com’era una volta, per cui gli investimenti non producono l’esposizione che li ripaga.

Eppure, Philip Morris una via ingegnosa e infida l’aveva sempre trovata: il codice a barre che mimava il logo di Marlboro dieci anni fa sulle rosse nazionali, la campagna Mission Winnow dalla fine del 2019. Scorciatoie comunque impervie, sulle quali per un motivo o per un altro s’è sempre imposta la retromarcia. Per dire: alla fine il marchio spigoloso di Mission Winnow è sopravvissuto solo nei paesi dove la leggi antitabacco è più flessibile. Medio Oriente, Sudamerica.

Le stime dicono che Philip Morris ancora paga a Maranello qualcosa fra 100 e 125 milioni di dollari all’anno, più che altro per finalità di business-to-business nella sua catena di scambi. Praticamente, mette nelle casse della Ferrari quasi tutto il budget che la Fia concede per le attività della Formula 1, cioè 140 milioni per il 2022 che scendono a 135 per il 2023. Un salvadanaio su cui nessun altro può contare.

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