Chiedi chi era Tony Brooks, il pilota che faceva il dentista. O il dentista che faceva il pilota

martedì 3 maggio 2022 · Amarcord
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La carriera di Tony Brooks nel giro dei motori che contano inizia nel 1954 sulle sportscar con l’Aston Martin: lui ha 22 anni, corre e studia, pensa di diventare un dentista come il papà. Al volante non se la cava male, per cui finisce che la Brm lo nota e gli offre il debutto in Formula 1.

È rovente e dolente l’inizio del percorso: macchina arrostita e mandibola fratturata nel 1956 a Silverstone, nella prima gara in cui riesce finalmente a prendere il via dopo che ha fatto solo la comparsa nelle prove a Monte Carlo, Spa e Reims.

Si prende una pausa dai Gran Premi, rientra l’anno successivo sulla Vanwall e la musica cambia: ad Aintree lui e Moss – che gareggiano in coppia – sono i primi inglesi a vincere in casa. È un successo che anche per le statistiche dei costruttori vale tantissimo, perché la Vanwall inserisce l’Inghilterra nel libro dei vincitori in Formula 1, dove all’epoca figurano solo auto a licenza italiana o tedesca.

Nel 1958, quando Moss rompe il cambio nella lotta con Hawthorn a Monza, è Brooks che si carica di responsabilità per tenerlo matematicamente in gioco nella corsa al mondiale: non cambia le gomme, passa in testa e vince. Non basta, quel titolo va comunque agli avversari. E cioè alla Ferrari, dove Brooks si accasa nel 1959 alla morte di Hawthorn.

È l’anno in cui punta il mondiale, ma non è fortunato. A luglio la Ferrari diserta Aintree, per gli scioperi in Italia non riesce a inviare le macchine. Brooks ci va lo stesso, s’iscrive con una Vanwall per restare agganciato a Brabham, ma è il primo a uscire, per difetti di accensione. Comunque all’ultima di campionato è ancora in lizza per il titolo: si corre a Sebring, al via è tamponato dall’altra Ferrari di von Trips, perde tempo a controllare i danni ai box, arriva terzo e non basta perché Brabham si classifica quarto spingendo la Cooper in salita nei cento metri finali.

Entra in fase calante. Pesa, come per tanti a quell’epoca, il bilancio delle vittime delle corse. Si mette davvero a fare il dentista e gestisce una concessionaria vicino alla pista di Brooklands. In un’intervista dichiara: “Ho la responsabilità di prendermi ragionevolmente cura della mia vita”. È morto a 90 anni: dopo la scomparsa di Moss, era il più anziano in vita fra i vincitori di un Gran Premio.

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