Mezzo secolo di Rubens Barrichello: dal peso di Senna, all’ombra di Schumacher (e Button)

martedì 24 maggio 2022 · Amarcord
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Bravo, ma non bravissimo, corretto e mai subdolo. Praticamente, un ragazzo perbene. Rubens Barrichello compie il mezzo secolo, ha vinto 11 gare e un tumore benigno al collo, conta 19 stagioni di Gran Premi, quante ne hanno fatte solo Schumacher, Raikkonen e Alonso, e comunque dopo lui.

Un numero mica da nente, perché la sua carriera inizia prima dei campionati da overdose di gare, quando il Brasile è una fucina di talenti e lui raccoglie automaticamente e malvolentieri il peso dell’eredità di Senna nelle prospettive ottimistiche della comunità sportiva del paese.

Invece, mai seriamente arriva a giocarsi il titolo. Resta – ad imperitura memoria, e comunque ingenerosamente – soprattutto la spalla ideale di Schumacher ai tempi della Ferrari. Ma anche di Button alla Brawn, a riprova che il ruolo dello scudiero, fedele e calpestato, un po’ ce l’aveva nel sangue.

Si piega alla volontà di Todt a Spielberg nel 2002, ma si piega all’ultimo metro, platealmente e sul traguardo: “Per radio mi avevano avvisato che avremmo ridiscusso il contratto”.

Ad ogni modo, è una pedina fondamentale nella corazzata che in cinque anni vince tutto. Da Maranello se ne va alla fine del 2005, un anno prima della scadenza naturale del contratto: “Vorrei scrivere un libro su quello che ho passato. Ma direbbero che sto inventando tutto”. Esattamente.

Lascia la rossa per l’Honda che nel 2009 diventa Brawn GP. Lui sa ancora come si vince, ma Button lo sa meglio. Quello è l’ultimo anno in cui ha un’auto da mondiale, dopodiché Brawn vende alla Mercedes che rifonda la squadra, Barrichello allora trova la pensione con la Williams.

Che a sua volta l’esonera nel 2012 – nonostante lui abbia proposto di dimezzarsi lo stipendio – a favore del nuovo Senna, nuovo solo nel nome, cioè Bruno Senna che poi all’anagrafe in verità si chiama Bruno Lalli.

Ufficialmente, Barrichello l’addio non l’annuncia mai: “Finché c’è un’opportunità, io ci sono”. Infatti: mentre bazzica il paddock da opinionista per le televisioni brasiliane, cerca l’accordo prima con la Caterham, poi con la Sauber, infine si offre alla Mercedes come collaudatore. Non trova sistemazione, ma si reinventain stock car dove si aggiudica il titolo nel 2014. Duro a morire.

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