Quei sospetti di Senna (e Verstappen) sulla Benetton di Michael Schumacher del 1994

lunedì 17 aprile 2023 · Amarcord
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Il posto è desolato, la regione è accidentata, la Formula 1 sul circuito di Aida – oggi Okayama International Circuit – non resisterà che due anni. Ad ogni modo, il 17 aprile del 1994 si corre il primo Gran Premio del Pacifico, è la gara in cui Senna esce alla prima curva, nell’incidente con Hakkinen e Larini, ma anziché andarsene ai box, resta per dieci giri seduto sulle barriere ad ascoltare i motori.

È divorato dal sospetto che la Benetton impieghi illegalmente il controllo elettronico di trazione. Più precisamente, che lo impieghi Michael Schumacher, perché il motore della sua Benetton fa un rumore completamente diverso da quello dell’altra Benetton di Jos Verstappen, che in curva non a caso è meno stabile.

Coi giornalisti, Senna è cauto: “È difficile parlare di cose che non si possono dimostrare”. Ma con Ian Harrison, il team manager della Williams, si dice “assolutamente sicuro” che ci sia sotto qualcosa.

È un punto che Verstappen riapre nel 2011 in un’intervista con la stampa olandese: “La sua macchina era diversa dalla mia. Ho sempre pensato che fosse impossibile. Io frenavo al limite ed entravo nelle curve più aggressivo che potevo. Come avrebbe potuto farlo Schumacher? C’erano aiuti elettronici. Ne sono convinto”.

All’epoca dei fatti, non viene mai dimostrato. Ma la Federazione chiede l’accesso ai codici elettronici dell’auto a diverse squadre. Fra cui la Benetton, che non risponde nei tempi. Come la McLaren. Di qui la multa: 100 mila dollari a testa, per chiudere il caso senza andare a fondo.

Nel frattempo, l’Independent trova elementi a supporto del fatto che nel codice della centralina dell’auto di Schumacher sia stato caricato un listato che risale al 1993 e si chiama inequivocabilmente Launch Control, l’aiutino per l’antipattinamento in fase di partenza attraverso la regolazione della farfalla del motore. Secondo la stampa, il file è criptato per aggirare le regole. Secondo la Benetton – che non nega – è criptato proprio affinché non si attivi.

Anche qui, l’illecito non viene provato. Piuttosto, un’irregolarità viene fuori solo a luglio, altrove: dopo l’incendio al pit stop di Verstappen a Hockenheim, la Fia ha elementi validi per dimostrare che il team ha manomesso l’impianto, ha tolto un filtro per accelerare il rifornimento e guadagnare un secondo su un’operazione che ne richiede tra cinque e sette. Su tutto il resto, restano i dubbi di Senna. E la bile di Verstappen.

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