Quando anche Lauda (come Ocon a Baku) trovò la pit lane bloccata a Brands Hatch nel 1974

martedì 2 maggio 2023 · Amarcord
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Si sgonfia la posteriore destra sulla Ferrari di Lauda nelle battute finali a Brands Hatch nel 1974, lui è in testa dal primo giro e non vuole saperne di fermarsi, malgrado le segnalazioni disperate degli uomini che si sbracciano al muretto.

Non è ancora il campione giudizioso che è destinato a diventare, immagina di amministrare il vantaggio e si sbaglia: lo passano Scheckter e Fittipaldi, nel frattempo il battistrada si lacera, i brandelli di gomma picchiano il tirante della sospensione e l’ala posteriore. A quel punto, Lauda decide di rientrare, quando la gara è entrata nell’ultimo giro.

C’è ancora il margine per la sosta, può conservare il quinto posto. A patto che ovviamente riprenda la pista. Invece dopo il cambio gomme trova uno sbarramento di gente, in uscita dalla pit lane anziché in entrata, a differenza di Ocon.

È una muraglia di folla che si sta già riversando sulla pista per festeggiare, alla fine un commissario gli sventola in faccia una bandiera rossa e gli impedisce di ripartire per questioni di sicurezza. Lauda deve piantarla lì, a quattro chilometri dal traguardo e dai punti.

Viene classificato nono, Montezemolo per la Ferrari presenta subito un esposto: “Ingiustificabile che non si sia conservato ordine in corsia dei box fino alla fine della gara”.

Se ne discute a lungo, viene la sera, il ricorso viene respinto perché non contiene elementi validi. La Ferrari allora ricorre in appello e riesce a farsi abbuonare un giro. In pratica, chiede venga ritenuto che Lauda abbia chiuso almeno il penultimo giro. Così risulta primo dei doppiati, torna quinto e prende 2 punti.

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